“Trump voleva uscire dalla Nato”. L’ombra di Putin

Il presidente Donald J. Trump si rivolge alla nazione dallo studio della Sala Ovale.
Il presidente Donald J. Trump si rivolge alla nazione dallo studio della Sala Ovale. EPA/CARLOS BARRIA / POOL

WASHINGTON. – “Nessuna caccia alle streghe”: William Barr, nominato dal presidente Donald Trump come attorney general nella speranza di mettere le mani sul Russiagate, gela le aspettative del presidente nell’audizione di conferma al Senato, dove promette di proteggere l’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller da ogni interferenza.

Intanto l’ombra di Vladimir Putin continua a inseguire il presidente, costretto a negare di essere un agente russo dopo le ultime rivelazioni sulla segretezza dei suoi incontri con lo ‘zar’ e sull’inchiesta aperta dall’Fbi dopo il siluramento di James Comey per accertare se stesse facendo gli interessi di Mosca. Ora spuntano infatti alti dirigenti dell’amministrazione che spifferano al New York Times come lo scorso anno il tycoon abbia ripetutamente minacciato in privato di ritirarsi dalla Nato.

E se c’è una cosa che Putin non può desiderare maggiormente è l’indebolimento o il dissolvimento dell’Alleanza Atlantica, magari minando la solidarietà tra Usa ed Europa, come ha tentato di fare dopo l’annessione della Crimea. Naturalmente il ripetuto desiderio di uscire dalla Nato ha sollevato nuovi timori tra i dirigenti della sicurezza nazionale Usa, alla luce dei recenti, ulteriori sospetti. E non sono in pochi a temere che il presidente potrebbe rispolverare la sua minaccia, se gli alleati continueranno a non rispettare l’impegno di aumentare le spese militari.

Il momento più a rischio fu il tumultuoso vertice dell’Alleanza la scorsa estate, quando il tycoon disse ai suoi collaboratori che non vedeva il motivo dell’alleanza militare, da lui percepita come un salasso per gli Stati Uniti. Il fallimento del vertice fu sventato dall’allora capo del Pentagono Jim Mattis e dal consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che lavorarono con gli alleati per blindare in anticipo l’accordo finale.

Ma, per evitare altri rischi, la Nato ha preferito cambiare il piano per celebrare con i leader dei paesi alleati il suo 70/mo anniversario a Washington in aprile, “degradandolo” ad un incontro dei ministri degli esteri e spostandolo dalla capitale americana. Del resto l’isolazionismo di Trump è emerso anche quando ha messo in discussione la protezione di Giappone e Corea del sud, o ha deciso il ritiro dalla Siria senza prima consultare gli alleati della coalizione anti Isis.

Il tycoon resta asserragliato alla Casa Bianca, dove i dem hanno snobbato un invito per negoziare su uno shutdown che ha lasciato a casa anche gli chef del presidente, costringendolo a servire hamburger, pizza e patatine su piatti d’argento ai campioni di football Clemson Tigers.

E non si è consolato neppure con il suo futuro ministro della giustizia: nonostante alcune critiche espresse in passato all’inchiesta di Mueller, adesso Barr lo ha difeso, promettendo che gli consentirà di concludere la sua inchiesta, che impedirà qualsiasi interferenza politica o manipolazione senza farsi “bullizzare”, e garantirà la massima trasparenza. “Credo che Mueller sarà corretto verso il presidente e il Paese. Non credo sia impegnato in una caccia alle streghe”, ha sentenziato, respingendo le accuse di Trump al super procuratore.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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