Tar ordina a ministeri campagna sul rischio telefonini

Un uomo, ripreso di spalle, con il telefonino appoggiato all'orecchio mentre guida.
Un uomo, ripreso di spalle, con il telefonino appoggiato all'orecchio mentre guida.

ROMA, – Una campagna informativa sulle corrette modalità d’uso di telefonini e cordless e sui rischi per la salute e per l’ambiente connessi a un loro uso improprio. Dovranno attuarla, entro sei mesi, i ministeri della Salute, dell’Istruzione e dell’Ambiente. La richiesta arriva dal Tar del Lazio, che ha accolto parzialmente un ricorso proposto dall’Associazione per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog.

Pronta la risposta dei tre dicasteri, che hanno reso noto di essere già al lavoro per la costituzione di un tavolo congiunto che avrà la finalità di dare seguito alla richiesta dei giudici. L’associazione si era rivolta al Tar per contestare l’inerzia dei ministeri in relazione a un atto di diffida del 28 giugno 2017 diretto a promuovere l’adozione di provvedimenti finalizzati all’informazione capillare della popolazione, nonché per obbligare i ministeri a emanare il decreto del febbraio 2001 contenente la “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”.

Già il 16 gennaio 2012 il ministero della Salute aveva evidenziato che il tema dei possibili rischi per la salute conseguenti all’uso del cellulare fosse alla costante attenzione del ministero stesso, evidenziando come il Consiglio Superiore di Sanità, in un parere del 2011, aveva rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non fosse dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non potesse essere del tutto esclusa in relazione a un uso molto intenso del telefono cellulare, e comunque raccomandando di mantenere vivo l’interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema.

Il Tar, constatato che “nonostante il ragguardevole lasso di tempo intercorso, la preannunciata campagna informativa non risulta essere stata ancora attuata”, ha ritenuto di dichiarare “l’obbligo dei ministeri, ciascuno per il proprio ambito di competenza, di provvedere ad adottare una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione”.

Da parte loro, i ministeri hanno affermato di “recepire con favore la decisione giurisdizionale, convinti della necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e di promuovere misure di prevenzione”. Si tratta di una “sentenza rivoluzionaria, senza precedenti, che ci ha dato la possibilità di riacquistare un alto ruolo dell’avvocatura”, hanno commentato i legali dell’Associazione.

La questione resta tuttavia dibattuta, con gli studi scientifici che nel corso degli anni hanno espresso posizioni opposte rispetto all’eventuale rischio di una correlazione causale tra uso del telefonino e tumori, anche se la stragrande maggioranza delle indagini scientifiche non ha evidenziato l’esistenza di tale relazione causale.

La questione è però anche approdata nelle aule dei tribunali, come nel caso di Roberto Romeo, dipendente di una grande azienda italiana a cui, nel 2010, era stato diagnosticato un neurinoma dell’acustico all’orecchio destro a causa della prolungata esposizione lavorativa alle frequenze emesse dal telefonino. Il 30 marzo 2018 ha vinto una causa civile contro l’Inail.

Oggi afferma: “Voglio insegnare agli altri ad utilizzare il cellulare perché non si ammalino”. Anche il Codacons plaude alla decisione del Tar, ricordando come sia però ancora pendente un proprio ricorso con il quale sollecita che sui telefonini siano impressi avvisi informativi come avviene per le sigarette.

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