Conte in Ciad apre a missione per formare forze locali

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, passa in rassegna il plotone militare in Ciad. (Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, passa in rassegna il plotone militare in Ciad. (Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)

NIAMEY. – Dopo il Niger, il Ciad: l’Italia è pronta a portare i propri militari anche a N’Djamena, per “contribuire ad addestrare e formare le forze armate locali”. Lo annuncia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dalla capitale ciadiana, dopo aver incontrato il presidente Idriss Deby. La due giorni nel Sahel rafforza nel premier la convinzione che l’area, che è al confine meridionale della Libia, sia “strategica” nella lotta ai traffici di esseri umani e al terrorismo. Perciò da qui Conte rilancia il suo appello all’Europa: “La smetta di essere miope o si farà del male”.

Primo presidente del Consiglio italiano a mettere piede in Niger e in Ciad, Conte raccoglie le istanze dei leader di due Paesi assai preoccupati dalla crisi libica che crea instabilità ai loro confini e dalla recrudescenza del terrorismo, che ha visto triplicare gli attacchi nel Sahel in un anno. E così, dopo aver aperto, nella tappa a Niamey, al possibile rafforzamento della missione in Niger avviata a settembre, da N’Djamena spiega che si sta “esplorando la possibilità” (non ci sarebbe ad oggi nulla di pianificato) di fare “capacity building” anche in Ciad.

Si tratterebbe di “addestrare le forze locali” perché combattano terroristi e trafficanti di esseri umani “più efficacemente”. E’ parte, l’impegno di Conte, di una strategia che punta a rafforzare la presenza italiana ed europea nel Sahel. Perché “prevenire” i traffici di migranti si può, se si va “alla radice” con una “strategia larga”: “L’Ue è divisa e rischia di restare sopraffatta, di franare sotto il peso delle migrazioni”, non si stanca di ripetere.

“Sarò ambasciatore in Europa perché l’area riceva maggiore attenzione. E non mi stancherò di tornare alla carica – promette – perché l’Ue cambi, anche in vista di un rinnovamento delle istituzioni europee”. Bisogna “rendere molto più consistente il Trust Fund per l’Africa”, tanto per iniziare. “E’ solo apparente la tranquillità per il Mediterraneo centrale”, avverte Conte, che ha dovuto gestire diverse crisi. Oggi si stanno “sviluppando altre rotte”, sottolinea, e dunque la soluzione non può che essere “globale”.

Intanto, secondo Unhcr, “non ci sono più testimoni dei morti in mare”. L’instabilità e il “terrorismo” nel Sahel sono “una minaccia per il mondo”, avverte Deby, che guida il Ciad dal 1990. E con Conte concorda di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi. Il contributo italiano potrebbe arrivare nel contrasto al prosciugamento del lago Ciad (si è rimpicciolito da 25mila a 2500 chilometri quadrati) ma anche nei settori agroalimentare, delle infrastrutture e delle energie rinnovabili, nonché nella formazione tecnico professionale dei giovani.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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