I tre Carabinieri fuori da Gaza dopo l’assedio di Hamas

Una guardia di sicurezza di Hamas guarda attraverso la cancellata di protezione della sede Onu a Gaza.
epa07273109 A Hamas Palestinian security stands guard at the closed entry to Rafah border crossing with Egypt, southern Gaza Strip, 10 January 2019. Egypt will keep the crossing with Gaza Strip closed to departures from the Palestinian enclave after the Palestinian Authority withdrew its officials amid disagreements with Hamas. EPA/MOHAMMED SABER

TEL AVIV-GAZA. – I tre carabinieri del Consolato generale italiano di Gerusalemme sono fuori dalla Striscia ed hanno fatto ritorno alla missione diplomatica in città. Attorno alle 13.30 (ora locale) – dopo aver lasciato il compound dell’Onu a Gaza City dove si erano rifugiati lunedì notte – sono usciti con la loro auto di servizio, con la vigilanza del personale Onu, dal valico di Erez entrando in territorio israeliano. Non è ancora noto quando torneranno in Italia.

La Farnesina, dopo l’uscita da Gaza, ha precisato che il Consolato Generale aveva regolarmente notificato alle autorità locali, tramite gli uffici delle Nazioni Unite, la missione dei militari nella Striscia. Ed ha ringraziato il personale delle Nazioni Unite a Gaza e, in particolare, il rappresentante speciale Onu, Nickolay Mladenov, per aver gestito la situazione “con professionalità ed efficacia”.

Il caso si è sbloccato la notte scorsa, quando fonti locali hanno fatto sapere che Hamas aveva tolto il cordone di controllo attorno alla sede delle Nazioni Unite dopo aver accertato l’identità dei tre carabinieri come cittadini italiani dotati di passaporto diplomatico. I militari, secondo quanto si è appreso, erano in missione di sopralluogo ad un sito archeologico di Gaza per una prossima visita diplomatica. Le forze di sicurezza di Hamas sospettavano invece fossero appartenenti a forze speciali israeliane.

Da mesi la fazione palestinese al governo a Gaza è in allarme ed ha rafforzato i controlli – chiedendo alla popolazione di collaborare – dopo la scoperta lo scorso novembre di un’unità d’elite israeliana sotto copertura che determinò uno scontro a fuoco con il successivo intervento dell’aviazione dello Stato ebraico. Il bilancio fu sette morti tra i miliziani di Hamas e l’uccisione di un colonnello israeliano.

Dopo le anticipazioni della notte, questa mattina il ministero di Hamas ha annunciato che “le indagini hanno permesso di accertare l’identità dei tre italiani e la sicurezza delle procedure del loro ingresso a Gaza”. Secondo le versioni circolate solo a partire da ieri sera a Gaza e in Israele – che non hanno tuttavia ad ora riscontro da parte italiana – tutto è cominciato nella giornata di lunedì, quando i tre carabinieri non avrebbero assecondato quanto chiesto loro durante il fermo della loro auto ad un blocco stradale, scegliendo di non lasciare l’abitacolo e di dirigersi immediatamente verso la sede dell’Onu.

In rete circola anche una foto che li ritrae negli uffici dell’Unsco. Secondo il portavoce del ministero dell’Interno di Gaza Yiad al-Bozum, lunedì si era creata la necessità di controllare “un veicolo sospetto che era transitato in un’area in cui si erano verificati spari”. Quel veicolo, ha aggiunto, è stato seguito fin quando ha fatto ingresso a Gaza nell’edificio dell’Unsco. “Dopo che abbiamo compiuto verifiche, è emerso che si trattava di cittadini italiani, entrati peraltro nella Striscia in maniera regolare, e che il loro veicolo non era collegato agli spari”.

Una sorta di disguido quindi, che ha fatto innalzare immediatamente la tensione con l’immediato intervento della diplomazia e frenetici tentativi di sbloccare la vicenda terminata dopo un giorno e mezzo dai fatti.

(di Massimo Lomonaco/ANSA)

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