Davos: guerra dazi, clima e cyberattacchi i rischi del 2019

Impiegati preparano i pannelli per il congresso a Davos.
Impiegati preparano i pannelli per il congresso a Davos. EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT

ROMA. – Guerra commerciale, tensioni geopolitiche, attacchi informatici e minacce ambientali sono i principali fattori di rischio globali per quest’anno in un quadro di “prospettive economiche sempre più buie”. E’ lo scenario che emerge dal Global Risks Report 2019 del World Economic Forum, in cui si mette in evidenza come il 2018 sia stato caratterizzato da un rapido peggioramento delle controversie commerciali facendo prevedere per il 2019 che “la crescita sarà frenata dalle continue tensioni geo-economiche”.

Nel report, che comprende i risultati del Global Risks Perception Survey (sondaggio sulla percezione dei rischi globali) condotto annualmente su circa 1.000 esperti e decision-maker, l’88% degli intervistati prevede un’ulteriore erosione degli accordi commerciali multilaterali, mentre l’85% si attende un aumento del rischio di “scontri politici tra le grandi potenze”.

E proprio il deterioramento delle relazioni internazionali “ha messo a dura prova la capacità dei paesi di promuovere interventi collettivi per far fronte alle più urgenti situazioni di crisi a livello globale”, viene spiegato, e rappresenta un’ipoteca per i futuro dal momento che “le prospettive economiche sempre più buie e in parte legate a tensioni geopolitiche sembrano destinate a ridurre ulteriormente il potenziale di cooperazione internazionale”.

Per questo, avverte il presidente del World Economic Forum, Borge Brende, “ora più che mai con la crescita economica e il commercio globale a rischio nel 2019, emerge un bisogno imminente di rinnovare la struttura della cooperazione internazionale. Non siamo in grado di contrastare efficacemente la decelerazione che le dinamiche attuali potrebbero causare. Ciò di cui abbiamo bisogno è un’azione coordinata e concertata per sostenere la crescita e affrontare le gravi minacce che incombono sul mondo contemporaneo”.

Tra i maggiori rischi per i prossimi dieci anni evidenziati dal rapporto, le minacce alla cybersicurezza hanno scalato la classifica rispetto la posizione occupata nel 2018, ma in cima alle preoccupazioni di lungo periodo ci sono i rischi ambientali considerati tra i “più rilevanti in termini di probabilità e impatto: perdita di biodiversità, eventi meteorologici estremi, mancata attuazione di adeguate misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, disastri causati dall’uomo e calamità naturali”.

Uno scenario aggravato dalla “probabilità crescente di un fallimento delle politiche ambientali o di una mancata attuazione tempestiva”, spiega Alison Martin, Group Chief Risk Officer di Zurich Insurance Group, secondo cui una “risposta efficace ai cambiamenti climatici prevede, ad esempio, un significativo aumento delle infrastrutture per adattarsi al nuovo ambiente nonché la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Entro il 2040, si prevede che il divario negli investimenti in infrastrutture globali raggiungerà i 18 trilioni di dollari, a fronte dei 97 trilioni di dollari teoricamente necessari”.

Sul piano individuale, il peggioramento del benessere psicologico ed emotivo è al contempo causa e conseguenza nel più ampio contesto dei rischi globali, con un impatto sulla coesione sociale e sulla cooperazione politica. Il rapporto si concentra proprio sul “lato umano” dei rischi mondiali a fronte delle trasformazioni sociali, tecnologiche o lavorative, e sullo “stress psicologico correlato alla sensazione di mancanza di controllo generata dall’incertezza”.