Sergente scomparso nel nulla, ministro Trenta incontra la moglie

Una foto di Davide Cervia a bordo di una unità della Marina Militare.
Una foto di Davide Cervia a bordo di una unità della Marina Militare.

ROMA. – Un euro, come gesto simbolico per dar seguito alla condanna in sede civile per lo Stato nel caso di Davide Cervia, il militare esperto di guerra elettronica, scomparso misteriosamente a Velletri 28 anni fa. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha voluto in questo modo chiedere scusa a nome dello Stato alla signora Marisa, la moglie di Cervia, per le “reticenze” che potrebbero aver ostacolato la ricerca della verità, dicendosi anche disponibile ad ulteriori approfondimenti su questo giallo ereditato dal passato.

“La famiglia – ha aggiunto il ministro – ha lavorato tanto e sono state raccolte tante prove e tante informazioni: credo sia il caso che il Parlamento avvii una inchiesta. Un atto dovuto”.

Quando Davide Cervia è scomparso misteriosamente a Velletri, il 12 settembre del 1990, aveva 31 anni e un passato nella Marina Miliare come esperto di guerra elettronica. Inizialmente la sua scomparsa venne liquidata come “allontanamento volontario”, ma a questa versione la famiglia non ha mai creduto, sostenendo che Davide fosse stato rapito da qualcuno interessato alle sue conoscenze tecniche e militari.

Questo si sosteneva in una serie di lettere anonime ricevute: in una c’era scritto che Cervia era morto in un bombardamento a Baghdad, in un’altra lo si dava prigioniero in Libia o in Arabia Saudita. Altre piste portavano in Iran, in Russia, ma anche in Somalia e nel Sahara Occidentale.

Da allora hanno ingaggiato una battaglia giudiziaria, ottenendo due risultati: l’accertamento che si è effettivamente trattato di un sequestro, pur nell’impossibilità di individuare i colpevoli, e la condanna del governo per aver violato “il diritto della famiglia alla verità”. Questa condanna, pronunciata in sede civile, era stata inizialmente impugnata, ma a novembre il ministro ha chiesto di non dar seguito all’appello deciso dal precedente governo.

Un’ammissione ‘politica’ di responsabilità con cui il ministro ha voluto tendere una mano alla famiglia di Cervia. “Sono di Velletri anch’io – ha detto Trenta dopo aver ricevuto la signora Marisa al ministero – e questa storia l’ho vissuta da piccola. E’ un atto simbolico per dire che io, come rappresentante dello Stato, ho voluto chiedere scusa per tutti i momenti, per le fatiche e le reticenze che ci sono state nei confronti di questa famiglia”.

Accanto a Trenta, la signora Marisa ha mostrato l’euro ricevuto. Quanto simbolicamente la famiglia chiedeva come risarcimento. “Questo euro – ha detto – per noi ha un grandissimo valore e rappresenta 28 anni di grandi battaglie per capire che cosa fosse successo a Davide. Ancora non lo abbiamo scoperto, però prendiamo atto e ringraziamo il ministro Trenta per aver avuto la sensibilità di leggere delle carte e di capire che ci sono stati degli errori, delle sottovalutazioni, come stabilisce la sentenza del tribunale civile, e che forse se le nostre istituzioni, o parte di esse, si fossero impegnate un po’ di più forse Davide l’avremmo potuto salvare”.

(di Melania Di Giacomo/ANSA)

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