Battisti: pronta relazione sulla fuga, caccia a fiancheggiatori

La foto di Cesare Battisti appena arrestato, diffusa dalla polizia della Bolivia. Immagine d'archivio.
La foto di Cesare Battisti appena arrestato, diffusa dalla polizia della Bolivia. Immagine d'archivio. (ANSA)

ROMA. – Arriverà in procura all’inizio della prossima settimana la relazione della Digos sulle indagini condotte nei mesi scorsi che hanno messo fine alla latitanza di Cesare Battisti. La conferma è arrivata dal responsabile dell’Antiterrorismo milanese Cristina Villa che oggi in procura ha incontrato il capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili, il procuratore generale Roberto D’Alfonso e il pg Antonio Lamanna.

Al centro della relazione ci saranno sostanzialmente due punti: i dettagli dell’indagine ‘tecnica’ che ha consentito di individuare le utenze con cui l’ex terrorista dei Pac è stato in contatto nei due mesi di fuga – una quindicina inizialmente tra cellulari, tablet e pc, poi ridotti a non più di tre – e la rete di fiancheggiatori che gli ha consentito di lasciare il Brasile e nascondersi a Santa Cruz de la Sierra.

Elementi utili su questo fronte potrebbero arrivare dall’analisi del telefono di Battisti, della sua agenda contenente alcuni foglietti e appunti e della sua carta di credito, sequestrati al momento dell’arresto. Da quel che trapela, i primi accertamenti svolti con i colleghi boliviani avrebbero escluso protezioni di alto livello in Bolivia, mentre l’attenzione si starebbe concentrando su vecchie conoscenze in Italia, amici e personaggi in Francia e in Brasile che già in passato lo hanno aiutato.

E di “sinergica attività investigativa” tra l’Italia e la Bolivia ha parlato anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini nel question time al Senato. Ad ascoltarlo anche Alberto Torregiani, il figlio del gioielliere ucciso dai Pac, che è stato salutato da un applauso dell’Aula. Salvini ha ripercorso le ultime fasi della cattura di Battisti e, soprattutto, ha ribadito la volontà dell’Italia di perseguire anche gli altri latitanti.

“Per il governo la cattura di Battisti rappresenta un cambio di passo nella ricerca di tutti i latitanti che si sono sottratti alla giustizia riparando all’estero e lavoreremo perché siano riconsegnati al nostro Paese. Tale impegno, che dovrebbe unire e non dividere, è doveroso per assicurare la certezza della pena, ma anche e soprattutto un obbligo morale nei confronti delle vittime e dei loro familiari”.

E intanto ci sono ancora strascichi della polemica sul video che riprende le fasi del rientro in Italia dell’ex terrorista dei Pac pubblicato sulla pagina facebook del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e su Gnews, quotidiano on line del ministero. Un’iniziativa che mirava a “dare un tributo alla polizia e non a fare spettacolarizzazione” ha detto Bonafede, ma che ha sortito l’esito di attirare molte critiche.

L’ultima, in ordine di tempo, è apparsa proprio poco lontano dal ministero, dove è stata affisso un grande manifesto che ritrae Salvini e Bonafede con Battisti e la scritta ‘L’ostensione del mostro, Italia 2019’, un’azione rivendicata sui social dal collettivo antagonista ‘Militant’. Ma a prendere posizione sono anche esponenti della magistratura: l’arrivo in Italia di Cesare Battisti è stato rappresentato in “maniera eticamente sbagliata e volgare”, ha detto il pg di Roma, Giovanni Salvi.

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