Usa indagano Huawei, stop furti segreti commerciali

Un uomo camminando di fronte all'entrata di un negozio Huawei. hitech
Un uomo camminando di fronte all'entrata di un negozio Huawei. FOTO EPA/OLE SPATA

NEW YORK. – Huawei sempre più nel mirino degli Stati Uniti. Mentre le autorità americane aprono un’indagine penale per presunto furto di segreti commerciali da parte del colosso cinese a scapito dei partner americani, il Congresso lancia l’allarme sulla sicurezza della rete elettriche. L’uso delle apparecchiature per il solare di Huawei – è il messaggio lanciato da democratici e repubblicani – la espongono a rischi, quali un rallentamento o addirittura un’interruzione delle forniture.

La Cina replica secca: ”basta isteria”. Il riferimento di Pechino è soprattutto alla proposta al Congresso per il divieto alla vendita di microchip e altri componenti americani a società cinesi che violano sanzioni e leggi di controllo sull’export. L’alta tensione su Huawei rischia di avere ripercussioni sulle trattative fra Stati Uniti e Cina per cercare di disinnescare una guerra commerciale a suon di dazi. Le delegazioni dei due paesi hanno tenuto un primo round di incontri in Cina, e alla fine del mese sono in calendario – questa volta a Washington – nuove riunioni.

Il vice premier cinese Liu He sarà negli Stati Uniti il 30 e 31 gennaio per ”trattative commerciali. Le parti lavoreranno insieme per un’ulteriore attuazione dell’importante consenso raggiunto fra i due leader” afferma il portavoce del ministro del commercio cinese.

Alla luce dell’inchiesta penale, però, le trattative appaiono in salita. E questo innervosisce le piazze finanziarie mondiali, che temono un riaccendersi dello scontro con danni all’economia globale già in rallentamento. L’indagine americana rientra negli sforzi dell’amministrazione Trump di perseguire con forza il furto di tecnologie e proprietà intellettuale da parte delle aziende cinesi.

Ed è stata aperta sulla scia delle azioni legali avviati contro Huawei, fra le quali quella in cui una giuria di Seattle ha ritenuto il colosso cinese responsabile per l’appropriazione indebita di tecnologia di T-Mobile. Un caso che Huawei – precisa un suo portavoce – ha risolto nel 2017 direttamente con T-Mobile nel rispetto della decisione della giuria che, comunque, non ha rinvenuto ”alcuna condotta dolosa” da parte di Huawei.

Ma i guai per il colosso cinese non solo solo americani: la Germania – secondo indiscrezioni – sta valutando le modalità da seguire per bloccare l’uso di suoi prodotti nella costruzione della rete 5G. Una delle ipotesi è l’introduzione di requisiti di sicurezza difficili da centrare per il colosso cinese.

Un rumors che si va a sommare all’arresto nelle scorse settimane del chief financial officer di Huawei, Meng Wanzhou, fermata in Canada con l’accusa di aver ingannato le banche in merito alle attivita’ della societa’ in Iran. E anche all’arresto di un dipendente Huawei, Wang Weijing, fermato in Polonia con l’accusa di essere una spia del il governo cinese.

(di Serena Di Ronza/ANSA)