Gli anelli di Saturno nati mentre morivano gli ultimi dinosauri

Rappresentazione grafica della sonda Cassini nell'orbita di Saturno.
Rappresentazione grafica della sonda Cassini nell'orbita di Saturno (fonte: ESA) ©ANSA

ROMA. – Mentre sulla Terra morivano gli ultimi dinosauri, Saturno si arricchiva dei suoi spettacolari anelli: accadeva 100 milioni di anni fa. Nessuno si aspettava che fosse accaduto così recentemente nella storia del gigante del Sistema Solare, nato circa 4,5 miliardi di anni fa. A individuare la ‘data di nascita’ degli anelli fatti di ghiaccio e polveri è la ricerca italiana pubblicata sulla rivista Science, coordinata dall’Università Sapienza di Roma e finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

Lo studio si basa sui dati catturati dalla sonda Cassini, nel suo ultimo tuffo nell’atmosfera del pianeta che il 15 settembre 2017 ha concluso la missione di Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Asi. “Con questi dati abbiamo trovato l’ultimo tassello del puzzle”, ha detto Luciano Iess, del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza, coordinatore della ricerca con Daniele Durante e Paolo Racioppa.

Era noto che gli anelli di Saturno sono composti per circa il 99% da ghiaccio puro e da una minima percentuale di polveri, come silicati e forse anche composti organici a base di carbonio, ma la loro percentuale non era finora stata determinata con precisione.

“Il flusso di queste particelle presenti intorno a Saturno era stato calcolato dagli strumenti di Cassini e misurare la massa degli anelli – ha spiegato Iess – ha permesso di determinare la percentuale delle polveri; di conseguenza è stato possibile determinare il tempo necessario perché si depositassero, che risulta compreso fra 10 e 100 milioni di anni”. Così, ha detto ancora, “abbiamo riempito questa casella mancante con una misura precisa, prima c’erano solo indizi”.

Novità anche sul nucleo di Saturno, che occupa il 15% del pianeta, con una massa da 15 a 18 volte superiore a quella della Terra e formato da elementi pesanti: un indizio importante sulla formazione di Saturno e delle sue lune. Ancora ipotesi, infine sull’origine degli anelli. Una delle più accreditate indica l’impatto di una cometa, che avrebbe disintegrato una luna di Saturno.

I dati di Cassini inoltre dimostrato che i due giganti del Sistema Solare, Giove e Saturno, non si somigliano poi tanto. Lo hanno dimostrato i loro venti: sebbene su entrambi i pianeti raggiungano la velocità di 200 metri al secondo, su Saturno penetrano fino alla profondità di 9.000 chilometri, mentre su Giove si fermano a 2.000 chilometri. Questa grande profondità potrebbe spiegare come mai sia stato sinora impossibile determinare il periodo di rotazione di Saturno.

“Ci aspettavamo che Saturno si comportasse come il fratello maggiore Giove, ma – ha osservato Durante – quando abbiamo confrontato i risultati che avevamo ottenuto per Giove lo scorso anno con quelli pubblicati ora, la differenza è stata sorprendente”.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

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