Confindustria: 193mila da assumere, uno su tre introvabile

Un ragazzo davanti a una agenzia interinale. Confindustria
Un ragazzo davanti a una agenzia interinale, in una foto d'archivio. ANSA / FRANCO SILVI

 

 

ROMA

ROMA. – Con ‘quota cento’ saranno 20mila in più le uscite dalle industrie dei settore chiave del Made in Italy, si creano più opportunità di lavoro, ma non ci sono abbastanza giovani pronti a coglierle. Manca una formazione in linea con le esigenze dell’industria. Così, complessivamente, saranno circa 193mila le figure professionali che “gli imprenditori cercano con urgenza” per assunzioni nel triennio 2019-2021 per meccanica, Ict, alimentare, tessile, chimica, legno-arredo, ma – avverte via dell’Astronomia, al venticinquesimo appuntamento con la ‘ giornata nazionale Orientagiovani’ – “uno su tre sarà introvabile”.

Colpa della la “scarsità complessiva dell’offerta formativa che è carente soprattutto per le competenze tecnico-scientifiche medio-alte”. Per il leader degli industriali, Vincenzo Boccia in Italia “serve un grande piano di inclusione per i giovani. Serve avvicinare il mondo del lavoro alla scuola per aiutare i giovani a fare le scelte giuste”.

Il vicepresidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli, sottolinea che “le imprese hanno fame di talento” ma “c’è bisogno di una formazione aperta all’industria”; e avverte: “La formazione torni al centro dell’agenda di Governo. Quota 100 non è una misura per giovani”, la misura pensionistica messa in campo dal Governo “forse libererà dei posti di lavoro, ma non risolve il mismatch tra offerta formativa e domanda delle imprese. Con il rischio di lasciare un vuoto di competenze fin quando non avremo un sistema educativo che permetterà una rapida professionalizzazione”.

Secondo le stime di Confindustria in tre anni, compreso l’impatto di quota 100, nel ‘cuore’ industriale del Made in Italy le imprese cercheranno 68mila persone da assumere nella meccanica, 18mila per chimica, farmaceutica, fabbricazione di prodotti in gomma e plastica, 45mila nell’Ict, 30mila nel settore alimentare, bevande e tabacco, 21mila nel tessile, 11mila nel legno-arredo.

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