La Siria a Israele: “Basta attacchi o colpiamo Tel Aviv”

Ebrei ultraortodosi in Tel Aviv guardano un aereo in cielo, appena decollato. Siria
Ebrei ultraortodosi in Tel Aviv guardano un aereo in cielo, appena decollato.. EPA/JIM HOLLANDER

BEIRUT. – La Siria minaccia di bombardare l’aeroporto di Tel Aviv se non cessano i ripetuti attacchi israeliani sul territorio siriano contro obiettivi iraniani. L’avvertimento, lanciato stamani dall’ambasciatore siriano all’Onu Bashar Jaafari, è apparso come una provocazione e nulla più, ma ha comunque attirato l’attenzione su come Damasco interpreti le sempre più frequenti azioni belliche dello Stato ebraico nella zona della capitale e a ridosso delle Alture del Golan, controllate da Israele ma rivendicate dalla Siria.

Quattro giorni dopo i massicci raid israeliani contro depositi di armi iraniani nei pressi dell’aeroporto internazionale di Damasco, nel quale sono morti una decina di pasdaran, i riflettori sono stati oggi puntati sull’atteso vertice russo-turco sulla Siria svoltosi a Mosca tra il presidente Vladimir Putin e il suo collega turco Recep Tayyep Erdogan.

La Russia, presente in forza in tutta la Siria occidentale, ha ribadito la necessità di far sì che il governo siriano riacquisti piena sovranità su tutto il territorio, incluse le regioni a est dell’Eufrate dove forze curde sostenute dagli Stati Uniti combattono contro le ultime sacche di resistenza dell’Isis. Da Mosca si è ribadito che finora nessun segnale è visibile dell’annunciato ritiro militare americano.

Proprio in questa zona, tra l’Eufrate e il confine iracheno, le milizie curde e arabe appoggiate dalla Coalizione a guida Usa oggi hanno costretto alla ritirata centinaia di miliziani jihadisti, fuggiti dal distretto di Baghuz. Nelle ultime ore, anche numerosi civili sono fuggiti dalle zone dei combattimenti. E secondo media governativi siriani e fonti locali, almeno 20 civili – tra cui donne e bambini – sono stati uccisi in raid aerei della Coalizione contro convogli di auto di gente che in fuga.

A Raqqa, nel nord della zona in mano ai curdi e alla Coalizione, è stata rinvenuta la 14esima fossa comune risalente al triennio 2014-17 di presenza dello Stato islamico in quella che è stata definita la capitale dell’Isis in Siria. Nella fossa comune sono state rinvenute le spoglie di circa 600 persone, la cui identificazione deve ancora avvenire.

In cima all’agenda dei colloqui tra Putin ed Erdogan c’è stata anche la questione di Idlib, la zona nel nord-ovest della Siria fuori dal controllo governativo e dove Ankara esercita una forte influenza. Nelle ultime settimane, miliziani qaidisti hanno di fatto preso il potere in tutta l’area di Idlib, confinante con Aleppo, Hama e Latakia. E ci sono stati scontri nelle ultime ore proprio tra qaidisti e forze lealiste, composte da governativi siriani e pasdaran iraniani. Dal Cremlino hanno affermato che la situazione a Idlib “si sta deteriorando” e che l’ala locale di al Qaida ha preso il controllo di quasi tutta la regione.

(di Lorenzo Trombetta/ANSAmed)

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