Cohen rinvia deposizione al Congresso: “Minacce da Trump”

Cohen con la famiglia al tribunale.
Cohen con la famiglia al tribunale.

WASHINGTON. – “Nessun problema di sicurezza. Non vedo l’ora di vederti il 29 gennaio alla Camera per il discorso sullo stato dell’Unione”, scrive provocatoriamente Donald Trump sfidando Nancy Pelosi e la sua proposta di rinviarlo per le incertezze sulla sicurezza legate allo shutdwon. “Niente discorso finché lo shutdown non sarà finito”, replica subito la speaker della Camera.

Tra la prima e la terza carica dello Stato è ormai scontro frontale, proprio mentre l’ex avvocato del tycoon Michael Cohen, decide di posticipare la sua testimonianza al Congresso, prevista il 7 febbraio, per le “minacce in atto contro la mia famiglia da parte del presidente Trump”. Una mossa che mette in difficoltà il presidente ma quasi subito scavalcata nei titoli delle tv dallo showdown fra il tycoon e Pelosi.

A riaccendere il duello è stato Trump, che ha scritto alla speaker della Camera e ha confermato di voler tenere il tradizionale discorso sullo stato dell’Unione il 29 gennaio alla Camera, affermando che non ci sono motivi di sicurezza per rinviarlo, come aveva suggerito la Pelosi in una precedente missiva. “Prima ancora di chiedere, ero stato contatto dal dipartimento della sicurezza nazionale e dal Secret Service che mi avevano spiegato che non ci sarebbe stato assolutamente alcun problema di sicurezza per l’evento. Lo hanno confermato pubblicamente”, sottolinea il presidente nella lettera.

“Quindi onorerò il suo invito, e adempierò al mio dovere costituzionale, a fornire importanti informazioni al popolo e al Congresso degli Stati Uniti sullo stato dell’Unione”, aggiunge, riferendosi al primo invito della Pelosi. “Sarebbe molto triste per il Paese se lo State of the Union non fosse tenuto puntualmente, da programma e, molto importante, nello (stesso) luogo!”, conclude.

La speaker della Camera non ha perso tempo a rispondere, annunciando che non autorizzerà il discorso finchè non si metterà fine allo shutdown. Pelosi intende bloccare la risoluzione con cui Trump ha chiesto di intervenire in aula nonostante le preoccupazioni per la sicurezza. Una escalation senza precedenti. “Non sono sorpreso, è vergognoso quanto sta accadendo con i dem, sono diventati radicali”, ha replicato il tycoon, che nei giorni scorsi aveva accusato la leader dem di essersi “pietrificata sulla sinistra del partito”.

Nel frattempo su Trump si è abbattuta la mossa di Cohen, resa nota dal suo avvocato Lanny Davis. Il presidente aveva chiamato il suo ex legale “ratto” per la sua collaborazione con il procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller, accusandolo di mentire per avere sconti di pena e suggerendo di avere informazioni compromettenti su suo suocero, “che ha tutti i soldi” e a cui bisognerebbe “dare un’occhiata”.

Cohen è stato condannato a tre anni di reclusione dopo che ha ammesso di aver mentito al Congresso sui negoziati per una Trump Tower a Mosca e di aver violato la legge elettorale pagando il silenzio di due donne sui loro rapporti sessuali con il tycoon per non comprometterne la campagna. “E’ fuori discussione che la sua minaccia e il suo puntare il dito contro il suocero di Coehen è non solo improprio e inopportuno per fare il bullo usando il pulpito della presidenza ma è la vera definizione dell’intimidazione e della manipolazione di un testimone”, ha commentato Davis.

La Camera, ora sotto il controllo dei dem, potrebbe infatti considerare le esternazioni di Trump come un tentativo di ostacolare la giustizia: l’anticamera dell’impeachment.

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