Papa: “Basta uso dei social per fomentare odio e pregiudizi”

Papa Francesco ripreso dal cellulare di un gruppo di ragazze.
Papa Francesco ripreso dal cellulare di un gruppo di ragazze.

CITTA’ DEL VATICANO. – Il web è pervaso da troppa disinformazione e distorsione dei fatti, mentre i social, sempre più campo minato dalle contrapposizioni, non fanno che fomentare odio e pregiudizi. Sono d’allarme i toni del Messaggio del Papa per la 53/a Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che ricorrerà il 2 giugno sul tema “‘Siamo membra gli uni degli altri’ (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana”, diffuso nella ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, mentre Francesco a Panama, accolto dai giovani del mondo, entra nel vivo della Gmg.

“Se internet rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere, è vero anche che si è rivelato come uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito”, denuncia il Papa, che sulle reti sociali mette in guardia dall'”uso manipolatorio dei dati personali, finalizzato a ottenere vantaggi sul piano politico o economico, senza il dovuto rispetto della persona e dei suoi diritti”, e per i più giovani dal fatto che “un ragazzo su quattro è coinvolto in episodi di cyberbullismo”.

Bergoglio ricorda che da quando internet esiste “la Chiesa ha sempre cercato di promuoverne l’uso a servizio dell’incontro tra le persone e della solidarietà tra tutti”. A suo avviso “la rete è una risorsa del nostro tempo. È una fonte di conoscenze e di relazioni un tempo impensabili”. Ma ne evidenzia “anche i rischi che minacciano la ricerca e la condivisione di una informazione autentica su scala globale”.

Il Papa invita a riflettere “sulla metafora della rete”, a “riscoprirne le potenzialità positive”. E a guardare a “un’altra figura densa di significati, quella della comunità”, che “è tanto più forte quanto più è coesa e solidale, animata da sentimenti di fiducia e persegue obiettivi condivisi”: una “rete solidale” che vuole “l’ascolto reciproco e il dialogo, basato sull’uso responsabile del linguaggio”.

E’ innegabile però che “nel social web troppe volte l’identità si fonda sulla contrapposizione nei confronti dell’altro, dell’estraneo al gruppo: ci si definisce a partire da ciò che divide piuttosto che da ciò che unisce, dando spazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri)”. E per il Papa “questa tendenza alimenta gruppi che escludono l’eterogeneità, che alimentano anche nell’ambiente digitale un individualismo sfrenato, finendo talvolta per fomentare spirali di odio”.

Insomma, “quella che dovrebbe essere una finestra sul mondo diventa così una vetrina in cui esibire il proprio narcisismo”.

Francesco addita poi un altro rischio della rete, quello di “potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare”. “Sono i ragazzi ad essere più esposti all’illusione che il social web possa appagarli totalmente sul piano relazionale – sottolinea -, fino al fenomeno pericoloso dei giovani ‘eremiti sociali’ che rischiano di estraniarsi completamente dalla società”. Una “dinamica drammatica” che “manifesta un grave strappo nel tessuto relazionale della società, una lacerazione che non possiamo ignorare”.

Come se ne esce, dunque? Come ritrovare, anche online, “la vera identità comunitaria?”. Francesco invita a far riferimento a “una terza metafora”, quella “del corpo e delle membra”, cioè “della relazione di reciprocità tra le persone, fondata in un organismo che le unisce”. E quest’immagine “ci ricorda che l’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa”: “se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione”.

“Questa è la rete che vogliamo – conclude -. Una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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