Trump trema, arrestato il fedelissimo Roger Stone

Il presidente Donald Trump twittando con il suo cellulare.
Il presidente Donald Trump twittando con il suo cellulare.

WASHINGTON. – Gli agenti dell’Fbi hanno bussato alla sua porta prima dell’alba. Roger Stone, da sempre uno dei più fedeli consiglieri di Donald Trump, era nella sua abitazione in Florida, nella zona più lussuosa della località turistica di Fort Lauderdale. “Apra”, gli hanno intimato i federali, che indossavano giubbotti antiproiettile e avevano in mano le pistole di ordinanza, come da procedura.

Un arresto spettacolare, la cui notizia è piombata sulla Casa Bianca quando ancora era buio e che ora fa tremare il presidente, che vede le indagini sul Russiagate arrivare sempre più vicine alla sua persona. Sette i capi di accusa spiccati dal procuratore speciale Robert Mueller contro Stone, tra cui ostruzione della giustizia, falsa testimonianza e corruzione e intimidazione di testimoni.

La tesi è che nel 2016 i vertici della campagna del tycoon gli diedero un ordine ben preciso: entrare in possesso delle famigerate email rubate dagli hacker russi al partito democratico e finite in mano a Wikileaks. Email che sarebbero potute tornare utili per danneggiare la campagna di Hillary Clinton e la candidata stessa. Una ricostruzione quella degli investigatori che confermerebbe anche come gli uomini di Trump sapessero delle email rubate già prima che fossero pubblicate da Wikileaks.

Ma c’è di più: nelle carte con cui Mueller mette in stato di accusa Stone non si nomina mai Trump, ma si afferma come il consulente e lobbista sia stato diretto da una persona che – si sottolinea – resta senza nome. Quel che basta per lasciare il dubbio che quella persona possa essere il tycoon in persona.

Intanto si cerca la verità in tutte le residenze e le dimore di Stone, con perquisizioni a tappeto a partire dalla sua casa di Harlem, a New York. Passano poche ore, comunque, e Roger Stone dopo una breve apparizione davanti alla corte federale di Fort Lauderdale viene rilasciato dietro una cauzione di 250 mila dollari e dopo il ritiro del passaporto per evitare una eventuale fuga all’estero.

“Le accuse che mi vengono rivolte sono assolutamente false”, ha detto l’uomo uscendo dal tribunale e facendo il segno della vittoria con le dita davanti a una folla di giornalisti e reporter. Spiegando come si dichiarerà “non colpevole” e assicurando che non testimonierà mai contro il presidente Trump.

Quest’ultimo sfoga la sua ira su Twitter, parlamdo ancora una volta della “più grande caccia alle streghe della storia americana” e negando ogni tipo di collusione. “Il presidente con questa storia non c’entra niente”, si è difesa la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders.

Stone è la sesta persona appartenente all’inner circle di Donald Trump ad essere incriminata. Ma la sua vicenda rappresenta una nuova svolta per il Russiagate, perché rende sempre più chiaro quello che sembra essere stato un legame diretto tra la campagna elettorale di Donald Trump e gli sforzi di Mosca per danneggiare Hillary Clinton e influenzare l’esito delle elezioni presidenziali del 2016.

Sullo sfondo resta un’incognita che mette ancora più in ansia il presidente: il coinvolgimento nel Russiagate di familiari come il genero Jared Kushner o il figlio Donald Junior, già da tempo nel mirino degli investigatori e che potrebbero essere i prossimi ad assurgere agli onori della cronaca giudiziaria.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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