Huawei fa paura, pressing di Trump sugli alleati per bando

Un uomo camminando di fronte all'entrata di un negozio Huawei. hitech
Un uomo camminando di fronte all'entrata di un negozio Huawei. FOTO EPA/OLE SPATA

WASHINGTON. – Nuova puntata nel caso Huawei, con il premier canadese Justin Trudeau che ha richiamato il suo ambasciatore a Pechino, reo di aver preso le parti di Meng Wanzhou, la direttrice finanziaria del colosso cinese delle tlc arrestata a Vancouver e in attesa di estradizione negli Usa. John McCallum in particolare aveva parlato di “coinvolgimento politico di Donald Tump” nella vicenda.

Affermazioni che hanno messo in forte imbarazzo il governo di Ottawa, nonostante vengano condivise le preoccupazioni della Casa Bianca che considera Huawei una minaccia per la sicurezza nazionale degli Usa e dei suoi alleati.

Non è un caso che il decreto con cui Trump vuole mettere le briglie a Huawei è atteso a giorni. Pronto da tempo, si lavora alle ultime limature del testo, che vieterà l’uso delle tecnologie della casa di Shenzhen non solo all’interno del governo federale – dove il bando è già in vigore da tempo – ma anche per tutte le aziende private e i settori ritenuti strategici, dalle tlc all’energia.

Una stretta che il presidente americano vuole a tutti i costi imporre anche ai Paesi partner e alleati, su cui il pressing dell’amministrazione Usa si fa sempre più insistente di giorno in giorno. Il messaggio che arriva da Washington è chiaro: il gigante cinese, che non si può credere non operi sotto l’occhio vigile del governo di Pechino, non deve vincere la sfida delle reti di nuova generazione, quella tecnologia 5G che rivoluzionerà il mondo delle telecomunicazioni rendendo lo scambio di dati su smartphone e computer molto più veloce se non immediato.

Con tutti i benefici che ne conseguono per i consumatori, ma anche i rischi per la sicurezza. Chiunque controllerà la rete 5G – è il ragionamento di molti esperti – avrà inevitabilmente il controllo di tutto il flusso di dati, con la possibilità di modificarli senza chiedere alcuna autorizzazione. Insomma, per l’amministrazione Trump la sfida per la supremazia nel 5G è la nuova ‘corsa agli armamenti’, dunque una sfida vitale.

Il New York Times riporta come la scorsa settimana la questione sia stata al centro della visita nella capitale americana del ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt, a cui è stato chiesto di allineare la strategia di Londra con quella Usa. Ma forti sono le pressioni anche su Varsavia: la Casa Bianca potrebbe infatti condizionare lo schieramento di nuove truppe Usa in Polonia e la creazione lì di una nuova base – chiamata ‘Fort Trump’ – proprio alle decisioni che verranno prese su Huawei.

E poi si insiste soprattutto su Berlino, visto che proprio in Germania il gigante cinese vorrebbe creare il suo hub principale in Europa e il quartier generale nel Vecchio Continente. Sullo sfondo, chiaramente, anche la sfida tutta economica con i giganti Usa che stanno sviluppando le reti 5G o sono coinvolte col business del 5G, da Qualcomm a Verizon ad At&t passando per Apple. Tra i principali attori sulla scena internazionale ci sono poi la svedese Ericsson, la finlandese Nokia e la sudcoreana Samsung.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)