Gli 007 americani contro Trump: “Iran? Minacce sono Russia e Isis”

Il presidente Usa, Donald Trump, Commander in chief.
Il presidente Usa, Donald Trump, Commander in chief. (SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

WASHINGTON. – La più grande minaccia per gli Stati Uniti? Non è costituita dall’Iran, come afferma Donald Trump, ma da Cina e Russia, dalla fine della guerra fredda mai così determinate nel voler affermare la loro supremazia tecnologica e militare. Ma attenzione anche alla Corea del Nord che, nonostante il disgelo tra Kim Joung-un e il tycoon, difficilmente rinuncerà al suo programma nucleare. Mentre l’Isis, sebbene ridimensionato, resta un grande pericolo sia per il Medio Oriente sia per il mondo occidentale.

E’ bastata un’audizione in Senato dei vertici degli 007 Usa per far emergere pesantemente tutte le contraddizioni tra le valutazioni della comunità dell’intelligence e quelle fatte alla Casa Bianca. Il capo di tutte le agenzie federali di spionaggio Dan Coats, la direttrice della Cia Gina Haspel e il numero uno dell’Fbi Cristopher Wray, hanno delineato una mappa dei rischi che stride con molte delle decisioni più importanti prese negli ultimi due anni da Trump in politica estera e non solo.

A partire dalla linea dura contro il regime di Teheran che – a costo di uno scontro con gli alleati europei – ha portato gli Stati Uniti fuori dallo storico accordo del 2015 sul nucleare e al ripristino di tutte le sanzioni che erano state congelate dall’amministrazione Obama. “Al momento l’Iran sta rispettando l’intesa”, ha affermato Haspel, spiegando come quella di Teheran di fatto non sia una minaccia così stringente per gli Usa come invece lo sono Cina e Russia che hanno oramai lanciato una sfida a tutto campo: non solo aprendo una nuova corsa agli armamenti, ma anche varando una offensiva senza precedenti sul fronte del cyber spionaggio.

La parte che più brucia alla Casa Bianca è però quella sul pericolo costituito dai gruppi del terrorismo islamico, per gli 007 lungi dall’essere stati sconfitti come più volte pronunciato da Trump. Una visione condivisa anche da una parte dei repubblicani, con il leader della maggioranza in Senato, Mitch McConnell, che con una vera e propria strigliata al presidente ha presentato un testo in aula in cui si sottolinea come “al Qaida e l’Isis in Siria e in Afghanistan continuano ad essere una seria minaccia per gli Stati Uniti”. Di qui la necessità di un ripensamento sul fronte del disimpegno militare nei due Paesi.

Infine c’è un’altra preoccupazione messa in evidenza dai vertici dell’intelligence: il radicale cambiamento delle politiche Usa su vari fronti, dalla sicurezza al commercio, sta alienando molti degli alleati storici degli Stati Uniti, a partire da quelli europei, che cominciano a muoversi sempre più – è stato sottolineato – in maniera indipendente da Washington. E questo – si aggiunge – potrebbe essere una grande problema.

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