Presidente Maduro dice “no” a nuove elezioni presidenziali

Bandiere dell'Unione Europea

MADRID – Disposto al dialogo ma non a nuove elezioni presidenziali. Così il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha risposto alla sfida lanciatagli dal consesso dei paesi democratici del Vecchio Continente. E negato ogni via di uscita alla crisi politica e istituzionale che rischia di sommergere il Venezuela nel Caos.

Il presidente Maduro, quindi, non demorde. Dopo la decisione dell’Alta Corte di ordinare il sequestro di tutti i beni del giovane presidente ad interim, Juan Guaidó, e di ordinare la proibizione di lasciare il Paese, il capo dello Stato si dice disposto a convocare elezioni legislative. Ma rispedisce al mittente la richiesta di quelle presidenziali immediate.

“Sarebbe positivo organizzare elezioni parlamentari anticipate – ha detto Maduro -. Senza dubbio sarebbe una buona forma di discussione politica, una soluzione con il voto popolare”.

Ma quelle che sono in discussione non sono le legislative, i cui risultati sono stati, a suo tempo, riconosciuti da tutte le nazioni, ma le presidenziali del 20 gennaio. L’Unione Europea – così come d’altronde la stragrande maggioranza delle nazioni latinoamericane, Stati Uniti, Australia, Canada – considera che la rielezione del presidente Maduro sia avvenuta in maniera poco trasparente, senza la partecipazione dei partiti dell’Opposizione i cui leader sono in carcere o in esilio.

“Le presidenziali – dice il capo dello Stato – sono avvenute meno di un anno fa, dieci mesi fa. Non accettiamo gli ultimatum di persone nel mondo, non accettiamo il ricatto. Le elezioni presidenziali in Venezuela ci sono state e se gli imperialisti vogliono nuove elezioni, che aspettino fino al 2025”.

 

Voto anticipato

Chiusa ogni possibilità di dialogo, l’Unione Europea voterà probabilmente prima della scadenza degli otto giorni concessi al governo venezuelano una risoluzione con la quale riconoscerà come presidente legittimo del Venezuela Juan Guaidó. I maggiori partiti dell’Eurocamera, i Popolari e i Socialisti, hanno già assicurato il loro voto a favore della mozione. Quindi, non ci dovrebbero essere ostacoli al riconoscimento di Juan Guaidó come presidente del Venezuela.

Intanto, la mobilitazione di massa convocata dal presidente ad interim, in pratica uno sciopero di due ore per scendere in piazza, si è svolto con successo in tutto il Paese. In alcune zone della capitale i “colectivos” hanno sparato contro i manifestanti creando il caos. Ma ciò non ha evitato l’adesione della popolazione all’appello lanciato da Guaidò.

Se in Italia il Venezuela è causa di attriti nelle forze politiche che sostengono il governo Conte, in Spagna, fatta eccezione per alcune frange radicali di Podemos, tutto lo spettro politico è convinto della illegittimità del presidente Maduro.

– Non vi è altra soluzione alla crisi in Venezuela se non quella delle elezioni presidenziali con garanzie e presenza di missioni internazionali – ha assicurato il ministro degli Esteri spagnolo, Josep Borrell -. Alle elezioni devono poter partecipare tutti i leader dell’opposizione.

E’ questa la posizione espressa dal presidente del Governo, Pedro Sánchez, nel suo intervento  nell’assise dell’Internazionale Socialista.

– Chi mette a confronto socialismo e libertà, chi risponde con pallottole e prigione all’ansia di libertà e democrazia non è un socialista. E’ un tiranno – ha affermato Sánchez.

Redazione Madrid