Franco africano, la Francia smonta le accuse dell’Italia

Un sudafricano mostra una banconota con l'immagine di Mandela.
Un sudafricano mostra una banconota con l'immagine di Mandela.(Photo credit ODD ANDERSEN/AFP/Getty Images)

PARIGI. – La Francia contrattacca sul franco Cfa, la moneta comune erede di quella coloniale, oggi usata in 15 paesi africani. Parigi, dopo giorni di polemiche per le accuse del vicepremier Luigi Di Maio nei confronti della politica francese in Africa, punta il dito contro “errori e propaganda”, vecchi cliché “che conosciamo da anni”. Ma – sottolineano fonti diplomatiche – “assumono credibilità se finiscono in bocca a ministri dell’Unione europea. Ed è un fatto che ci sorprende”.

La replica francese alla polemica, culminata 10 giorni fa nella convocazione dell’ambasciatrice d’Italia a Parigi al Quai d’Orsay, spazia dalla storia all’economia, partendo dalle fondamenta.

LA ZONA CFA: “la cosiddetta ‘zona franco’ – spiegano fonti diplomatiche e del Tesoro – è composta oggi da 15 stati ed è organizzata in 3 banche centrali delle Comore, dell’Africa occidentale e dell’Africa centrale. Gestiscono 3 monete differenti che sono chiamate franco CFA ma che non sono la stessa cosa. Ogni banca centrale gestisce la propria zona e garantisce la convertibilità illimitata del franco CFA in euro. Ognuna delle banche centrali mutualizza le riserve di cambio di tutti gli stati membri”.

L’INFLUENZA FRANCESE: creata nel 1945, la zona CFA fu riformata nel 1972 con la riduzione del numero dei rappresentanti francesi nei consigli di amministrazione delle banche centrali. Prima era paritario, dal 1972 i francesi sono minoritari e non hanno potere di veto.

IL FINANZIAMENTO DEL DEBITO FRANCESE: una delle tesi della “propaganda” – spiegano le fonti di Parigi – è che le somme sul conto della zona franco servano a finanziare il debito della Francia. Si tratta di 11 miliardi di euro sul conto, a fronte di un debito di 2.322 miliardi di euro, siamo a meno dello 0,5%…”. Inoltre, “prima Hollande nel 2013, poi Macron nel 2017 hanno proposto di riformare il sistema, offrendo ogni accompagnamento ai Paesi che volessero modificarlo o uscirne”. Fra l’altro, sottolineano le fonti, “ci sono 11 miliardi e non 8 perché gli stati africani versano volontariamente più del pattuito in quanto il conto in CFA è più remunerativo”.

LA ZONA CFA E’ UNA ‘RISERVA DI CACCIA’ PER LA FRANCIA: “in realtà ne beneficiano tutti i Paesi della zona euro. E negli scambi con i paesi dell’Africa occidentale, le importazioni francesi rappresentano il 14% del totale. Il vero interesse della Francia – spiegano le fonti – è la stabilità politica e finanziaria di questi paesi, per evitare il rischio di crisi economiche e politiche; e un’inflazione controllata (tassi medi al 2,5% contro i Paesi vicini che sono al 16%).

CFA OSTACOLO ALL’INDUSTRIALIZZAZIONE AFRICANA: “basta confrontare il livello di industrializzazione dei membri della zona Cfa agli altri. La Costa d’Avorio ha un settore secondario al 25%, il Camerun al 30%. Fuori ci sono Nigeria (18%), Etiopia (16%) o Ruanda (15%). Appartenere alla zona del franco è dunque un vantaggio”.

STAMPARE BANCONOTE O BATTERE MONETA: i francesi non decidono la quantità di moneta da mettere in circolazione. Stampano banconote come lo fanno per Singapore o per il Brasile, mentre altri Paesi africani stampano in Germania o Inghilterra o Paesi africani fuori dalla zona franco fanno stampare le loro banconote in Francia.

ZONA FRANCO CFA ALL’ORIGINE DEL FLUSSO DI MIGRANTI IN ITALIA: fonti del UNHCR (L’Alto commissariato Onu per i rifugiati) danno per il 2018 il numero di 22.056 tentativi di attraversare il Mediterraneo dall’Africa in Italia, con un totale di 2.686 provenienti dai Paesi Cfa (il 12%). “Si tratta in tutti questi casi di errori e propaganda prodotta da gruppuscoli, o da attivisti come Kemi Seba – aggiungono le fonti – sono argomenti noti da molto tempo e non sarebbero materia di dibattito tanto gli errori sono chiari, lampanti. Ma se queste parole finiscono nella bocca di ministri di stati dell’Ue, assumono credibilità”.

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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