WASHINGTON. – La guerra ai troll sui social media non si ferma. In una nuova offensiva che segue l’ennesimo allarme lanciato dagli 007 Usa Facebook e Twitter hanno rimosso centinaia di account legati a Russia, Iran e Venezuela. Profili che amplificavano le posizioni antioccidentali e che avevano generato oltre 2 milioni di follower.
La stretta dimostra come altissima sia l’attenzione in vista di appuntamenti fondamentali come le elezioni europee della prossima primavera o la campagna per le elezioni presidenziali americane del 2020. Del resto Marck Zuckerberg e i vertici di tutti i big del web della Silicon Valley hanno preso un chiaro impegno negli ultimi mesi davanti al Congresso Usa, e non solo, dopo la debacle delle interferenze sulle elezioni americane del 2016, quelle che hanno portato al trionfo di Donald Trump.
Facebook ha quindi deciso di cancellare ben 783 pagine, tutti gruppi ed account che si spacciavano per utenti di paesi europei, mediorientali e dell’Asia meridionale e che condividevano contenuti largamente riproposti dai media statali iraniani. I post erano in varie lingue – dal francese all’inglese, dallo spagnolo all’ebraico e all’arabo – e mirati a diffondere tesi pro-palestinesi o pro-Iran e contro non solo l’Occidente ma anche contro Israele ed Arabia Saudita . Alcuni di questi account erano attivi dal 2010 e sono stati cancellati anche da Instagram dove i follower erano oltre 250 mila.
Twitter ha invece deciso di eliminare migliaia di account molti dei quali hanno contribuito a fare disinformazione sul voto di metà mandato del novembre scorso negli Stati Uniti. Alcuni di questi profili riconducevano al Venezuela.
Il laboratorio di ricerca digitale forense dell’Atlantic Council, che ha analizzato gli account, ha spiegato che quelli su Facebook sembrano profili pensati innanzitutto per amplificare vedute “in linea con le posizioni internazionali del governo iraniano”, nel momento di massima tensione con gli Usa. Le pagine postavano contenuti faziosi a favore del governo di Teheran e contro l’Occidente e i vicini regionali, come Arabia Saudita e Israele, scrivono i ricercatori in un blog. Oltre il 30% degli account rimossi è stato attivo per almeno cinque anni, sempre secondo i ricercatori.
Gli account eliminati da Twitter avevano invece un raggio di azione più limitato, con operazioni concentrate appunto sugli Usa. Ancora molto, comunque, il lavoro da fare. L’intelligence Usa nei giorni scorsi ha lanciato di nuovo l’allarme per le interferenze e le campagne di disinformazione. Difficile per ora che la ‘war room’ allestita da Facebook nel suo campus di Menlo Park venga smantellata.