Quarant’anni dalla rivoluzione, l’Iran alla sfida di Trump

Iran, 1979: L'iman Khomeini saluta la folla da una finestra.
Iran, 1979: L'iman Khomeini saluta la folla.

ISTANBUL. – Mazzi di fiori piovono dagli elicotteri che sorvolano il cielo di Teheran lungo la strada che dall’aeroporto Mehrabad conduce al cimitero di Behesht-e-Zahra, a sud della capitale iraniana. Lì, 40 anni fa l’ayatollah Ruhollah Khomeini tenne il suo primo discorso davanti alla folla a poche ore dall’atterraggio dalla Francia, al termine di 14 anni d’esilio. Ed è lì che oggi si trova il suo mausoleo, meta di continui pellegrinaggi, compiuti per l’occasione anche dal suo successore come leader supremo, Ali Khamenei, e dal presidente Hassan Rohani.

Sono cominciati così in Iran i dieci giorni di celebrazioni per il 40/mo anniversario della rivoluzione che spodestò lo scià Reza Pahlavi e instaurò la Repubblica islamica. Un anniversario che cade in un momento assai delicato per il Paese, alle prese con lo strappo di Donald Trump con il ritiro dall’accordo del 2015 sul nucleare. Le nuove sanzioni Usa hanno già duramente colpito la popolazione, ma l’annuncio giunto proprio ieri da parte di Francia, Germania e Gran Bretagna della creazione di un meccanismo finanziario per continuare a commerciare con Teheran ha dato nuovo ottimismo.

A segnare l’inizio ufficiale delle commemorazioni sono state le sirene risuonate da edifici e mezzi pubblici alle 09:33 locali, l’ora esatta in cui atterrò Khomeini. Uno sbarco blindato – lo scalo era stato chiuso una settimana prima dai sostenitori dello scià e si temevano attentati – e non privo di tensioni, che diede la spinta finale al rovesciamento del governo dello scià, dopo altri dieci giorni di scontri e morti. E i festeggiamenti, definiti “I dieci giorni dell’alba”, dureranno appunto fino all’11 febbraio.

Eventi che inevitabilmente si intrecciano con l’attualità del braccio di ferro con Washington. “I nemici che oggi hanno preso di mira l’economia” attraverso “crudeli sanzioni” vogliono demoralizzare il Paese e la sua fede nell’Islam, ha attaccato parlando alla tomba di Khomeini il capo dell’organismo costituzionale che sovrintende alla nomina dei candidati a Presidenza e Parlamento, Ahmad Jannati.

Sulla tv di stato scorrevano intanto carrellate sulle conquiste degli ultimi quarant’anni, condite dall’incendiaria propaganda anti-americana su cui Trump continua a gettare benzina. Le speranze si concentrano ora sul nuovo veicolo speciale per i pagamenti Instex, con cui Parigi, Berlino e Londra vogliono “proteggere le aziende europee” che commerciano con l’Iran e compiere “un atto politico” verso Washington, come ha chiarito il ministero degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian.

Inizialmente lo strumento verrà impiegato solo in alcuni settori, dalla farmaceutica ai prodotti agricoli, che al momento non sono oggetto di sanzioni. Ma l’obiettivo è quello di aprire ad altri investimenti e alla partecipazione di altri Paesi, Italia compresa, aggirando se necessario le sanzioni Usa. Per Teheran, un “primo passo in una serie di impegni degli europei verso l’Iran”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)