L’Italia boccia l’Europa: né con Guaidò né con Maduro

Bandiere dell'Unione Europea

MADRID – L’Italia non condivide la posizione del resto dell’Europa. Decide di non schierarsi e nella crisi che travaglia il Venezuela boccia ogni tentativo di condannare il governo del presidente Maduro. Respinge non solo la mozione approvata dall’Europarlamento ma anche un tentativo di compromesso europeo mirato a un riconoscimento – almeno “implicito” – di Juan Guaidò come presidente ad interim fino a nuove elezioni.

– Roma faccia la cosa giusta perché i giorni qui si contano in vite che si perdono.

Questo l’appello di Juan Guaidò, che nei giorni scorsi è stato proclamato capo dello Stato ad interim dal Parlamento. E’ stato affidato da Guaidào al Tg2 che lo ha intervistato. Ma il richiamo è rimasto inascoltato da un’Italia sorda a ogni solecitazione. Il governo è sempre spaccato sul tema Venezuela come lo è d’altronde su quasi tutti i dossier più importanti.

– Né con Guaidò, né con Maduro – è stato categorico il vicepremier Luigi Di Maio -. Il cambiamento lo decidono i venezuelani.

Intanto si avvicina la scadenza dell’ultimatum a Maduro di Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna, nazioni pronte a riconoscere la legittimità di Guaidò se entro domenica non saranno indette nuove presidenziali.

La Svezia, per evitare posizioni radicali ed aggirare il veto italiano, aveva avanzato una proposta di compromesso nella riunione dei ministri degli Esteri Ue a Bucarest. Nel documento si era riusciti a trovare una formula per esprimere sostegno e un riconoscimento, appunto ‘non esplicito’, a Guaidò nel suo ruolo istituzionale, per traghettare il Paese a elezioni libere e democratiche. Anche la Grecia, che inizialmente si era fermamente espressa contro il riconoscimento di Guaidò, si sarebbe trovata d’accordo con il compromesso.

Fonti diplomatiche però, assicurano che l’Italia si è opposta. E, di fronte alla mancanza di unanimità, all’Alto Rappresentante Federica Mogherini non è rimasto che lasciare la decisione ai singoli Stati, concentrandosi sull’avvio di un gruppo di contatto.

Con i Cinquestelle che ribadiscono il principio di non ingerenza da un lato, e la Lega che ripete che “il tempo di Maduro è finito”, al premier Giuseppe Conte non è rimasto che cercare di arrampicarsi sugli specchi e cercare di chiudere il cerchio con una nota di Palazzo Chigi:

“L’Italia ribadisce la necessità di indire quanto prima nuove elezioni presidenziali” – in linea con la dichiarazione dei 28 di sabato scorso – ed è favorevole a ogni “iniziativa diplomatica” per favorire “un percorso democratico”. Ma non a costo di “alimentare le divisioni interne al Paese”.

In sostanza, nessun riconoscimento a Guaidò, né ultimatum con scadenze ravvicinate a Maduro. L’Italia evita di schierarsi invocando l’argomento della “non ingerenza”. Alle parole di Di Maio, si sovrappongono quelle del presidente della Camera, Roberto Fico, che sollecita una non ben precisata “terza via che si ponga fuori dalla logica di contrapposizione Maduro-Guaidò”. Questa “non dovrebbe assecondare la pretesa di legittimità” di Guaidò ma favorire una mediazione. Ma i tentativi di mediazioni, in passato, sono falliti e oggi sono respinti dallo stesso giovane oppositore sulla scorta dell’esperienza vissuta.

– Maduro deve dimettersi e ci devono essere libere elezioni – ha ribadito Guaidò -. Il dialogo non basta.

Guaidò lo ripete ogni qualvolta può. E lo afferma in tutte le interviste ai media internazionali parlando di una situazione interna drammatica: almeno 70 giovani uccisi dalla repressione nell’ultima settimana.

A favore del presidente del Parlamento,è intervenuto ancora una volta il presidente dell’europarlamento Antonio Tajani  ha commentato che dall’Italia “serve un messaggio forte per difendere la democrazia in Venezuela, dove c’è una dittatura efferata”. E’ questo un concetto che ha ribadito, all’indomani del riconoscimento di Guaidò da parte dell’assemblea di Strasburgo.

Redazione Madrid