Ue: “Fondi Tav a rischio”. Salvini a M5S: “Basta insulti”

Matteo Salvini, vice premier e ministro dell'Interno, durante la trasmissione televisiva 'Porta a Porta' in onda su Rai Uno di fronte ad un manifesto con la scritta "No Tav"
Matteo Salvini, vice premier e ministro dell'Interno, durante la trasmissione televisiva 'Porta a Porta' in onda su Rai Uno. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Se i ritardi sulla Tav si prolungheranno i fondi europei già sborsati e quelli da sborsare per l’opera sono a rischio. E’ l’Unione Europea, dopo un weekend caldissimo sul nodo Tav, ad accendere ulteriormente gli animi sull’opera più contrastata dal M5S. Un’opera sulla quale il vicepremier Matteo Salvini continua a spingere avvertendo l’alleato che una soluzione “di buon senso” si può trovare a patto che non piovano “insulti”. Parole, quelle del leader della Lega, dirette innanzitutto alla “mina vagante” del Movimento, Alessandro Di Battista.

Con la lega intenta a trovare una exit strategy per evitare lo scontro con i 5 stelle prima delle europee. In questo quadro si sta giocando la partita per la Consob che vede sempre il ministro Savona in pole. Di Battista ha alzato il livello di scontro con la Lega, andando spesso a girare il coltello laddove Luigi Di Maio evita di farlo.

E, nel weekend pre-Regionali in Abruzzo, il duello ha si è decisamente inasprito. “Se qualcuno continua a darmi del rompicoglioni le cose si complicano”, è l’avvertimento di Salvini all’alleato. Eppure, al momento non c’è traccia di un dietrofront nelle file dei 5 Stelle. L’analisi costi-benefici è pronta, sarebbe già stata tradotta in inglese e francese e, in settimana, sarà recapitata a Bruxelles. “Io sono con la valigia in mano in attesa che ci chiamino”, spiega Fabrizio Ramella, tra i membri della commissione che ha lavorato al documento.

Proprio l’Ue, però, smorza il ruolo dell’analisi. “Non l’abbiamo chiesta noi”, spiegano da Bruxelles ricordando come un documento simile – a favore del Tav, questa volta – sia stato già presentato nel 2015 congiuntamente da Italia e Francia. “L’analisi è stata decisa da un governo sovrano che vuole spendere al meglio i fondi pubblici”, è la replica del titolare del Mit Danilo Toninelli, che in mattinata, derubrica così l’importanza della Tav: “chi se ne frega di andare a Lione”.

Parole sulle quali ironizza il Comité Transalpine Lyon-Turin: “ecco la potenza delle argomentazioni del M5S”.

Eppure, al di là dello scontro elettorale, tra M5S e Lega si cerca un timido dialogo sotterraneo. Una possibile exit strategy, che circola soprattutto in ambienti leghisti, sarebbe quella di rinviare in qualche modo la soluzione a dopo le Europee e con il consenso della Francia. Sarebbe una soluzione-tampone, frutto del fatto che, sulla Tav, al momento tra M5S e Lega non sembra esserci un punto di mediazione.

Mediazione che invece ci sarebbe sul nome di Paolo Savona alla Consob. I dubbi giuridici sulla sua nomina, secondo fonti di maggioranza, sarebbero superati nonostante il timore di una salva di ricorsi resti. La legge Madia, si spiega, non si applicherebbe alle authority indipendenti laddove la legge Frattini sarebbe “aggirata” con il fatto che al ministero per gli Affari Ue Savona non ha alcuna delega che riguardi banche e mercati finanziari. E, come precendenti, si fanno i nomi dei casi Lamberto Cardia e Lapo Pistelli.

Alla nomina di Savona – sulla quale resta ancora qualche dubbio nel M5S – si potrebbe accompagnare quella di Marcello Minenna a segretario generale dell’authority. “E’ una proposta che avevamo in mente da tempo”, spiega una fonte M5S, dove l’upgrade di Minenna placherebbe la delusione dell’ala ortodossa per il “no” all’ex assessore alla presidenza. Savona verrebbe sostituito, con un interim, dal premier Conte.

Ma resta ancora scoperto il nodo della presidenza Inps, un nodo strettamente collegato alla vicenda Consob. Con il M5S che, sull’onda del reddito di cittadinanza, avanza da giorni la candidatura di Pasquale Tridico, uno degli uomini-chiave della misura pentastellata.

(di Michele Esposito/ANSA)

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