Germania: arriva il piano industriale contro la frenata Ue

Catena di montaggio di automobili. Confindustria
Catena di montaggio di automobili.

BERLINO. – Ha citato molte volte Ludwig Erhard, padre dell’economia del mercato sociale, ma il “piano strategico per l’industria 2030” presentato da uno degli uomini più potenti del governo tedesco, il fidatissimo amico di Angela Merkel, Peter Altmaier, richiede esplicitamente un maggiore intervento statale per soccorrere l’industria, in Germania e in Europa.

E questo ha subito provocato forti mal di pancia: pollice verso dal capo dell’Ifo, Clemens Fuest, dai Liberali di Christian Lindner, e dal quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung. Ma c’è anche chi apprezza l’iniziativa, alla luce della brusca frenata della locomotiva, e del quadro internazionale: come la Confindustria tedesca, la Bdi, che accetta il “dialogo” e coglie spunti di “valore”.

Nel piano si chiede ad esempio di proteggere le imprese nazionali dalle acquisizioni ostili (lo shopping cinese), anche con l’intervento statale (sia pur temporaneo). E di sostenere lo sforzo tecnologico necessario per restare alla pari nel confronto con Asia e Usa. “Nella questione di straordinaria importanza delle piattaforme economiche, intelligenza artificiale e guida autonoma, come all’epoca nel caso di Airbus, una diretta partecipazione statale per il raggiungimento dell’obiettivo appare necessaria e giustificata”, si legge.

Dall’altro lato si chiede anche di “rivedere il diritto della concorrenza”, su base nazionale ed europea, per agevolare le fusioni e la nascita di champions in grado di competere a livello globale (leggi Siemens e Alstom, che l’Ue sta per vietare). “Spesso fusioni tedesche o europee, sensate e necessarie rispetto al mercato mondiale falliscono, a causa della focalizzazione al diritto in vigore nei mercato nazionale o regionale”, continua il documento.

In una conferenza stampa a Berlino, Altmaier ha sottolineato l’esigenza che Germania ed Europa non restino “osservatori passivi” di ciò che accade in Cina e negli Usa: “chi dorme sulle tecnologie, diventa bancone di lavoro degli altri”. Attrezziamoci. Colossi come Apple, Amazon, Google e Microsoft investono in ricerca “somme miliardarie a tre cifre”, ricorda il Piano.

Altmaier sollecita “un’analisi senza sconti” delle debolezze tedesche ed europee e nelle 21 pagine, scritte di suo pugno, pone l’obiettivo concreto di “un aumento della partecipazione dell’industria al valore aggiunto lordo dal 23 al 25% per la Germania e al 20% in Europa entro il 2030”. Meta, quest’ultima, più difficile, dal momento che in molti paesi Ue si sono perseguite “politiche di deindustrializzazione”, rispetto alle quali “si deve tornare indietro”.

In gioco, con i posti di lavoro, “c’è la tenuta stessa della società, la legittimazione della democrazia”, ha incalzato. Un esempio per tutti, l’industria dell’auto, “che in Germania garantisce in modo diretto un milione di posti di lavoro”. Altmaier scrive nel suo piano: “se in futuro accadesse che le piattaforme informatiche per la guida autonoma con l’intelligenza artificiale provengono dagli Usa, e le batterie vengono dall’Asia, Germania ed Europa perderebbero oltre il 50% della produzione di valore nel settore”. Ma la sfida è da giocare.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)