Ricercatrice: “Italia chiusa a scienza e sessista”

Laboratorio di ricerca con ampolle e alambicchi.
Laboratorio di ricerca con ampolle e alambicchi.

ROMA. – E’ rientrata in Italia dopo cinque anni trascorsi fra i più importanti centri di ricerca di Stati Uniti e Gran Bretagna e ha trovato laboratori altrettanto entusiasmanti, isole in un Paese ancora chiuso nei confronti della scienza e decisamente sessista. Velia Siciliano lavora in un campo di ricerca di frontiera come la biologia sintetica: modifica il Dna di alcune cellule immunitarie per renderle più aggressive nel combattere infezioni e tumori.

E’ contenta di poterlo seguire nell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Napoli, ma si rende conto che la scienza non ha una vita semplice in Italia e che per le ricercatrici le difficoltà sono ancora maggiori. “Sono rientrata in Italia nel 2018, dopo cinque anni trascorsi nel Massachusetts Institute of Technology (Mit) e poi nell’Imperial College London”, ha detto Siciliano all’ANSA. Quando ho visto che era stato pubblicato il bando per il reclutamento di ricercatori in biologia sintetica nell’Iit ho subito partecipato: all’estero vivevo benissimo, ma se avessi avuto la possibilità di fare qualcosa di importante anche in Italia sarei tornata volentieri”.

Nell’Iit come negli Usa e in Gran Bretagna ha trovato i fondi per avviare la sua attività di ricerca, la valutazione del suo lavoro da parte di una commissione internazionale secondo “un processo molto meritocratico” e sensibilità verso la maternità, come il cosiddetto stop clock che in caso di maternità permette alle donne di interrompere il contratto e di riprenderlo da dove lo si è lasciato. Tutto questo si trova in certe realtà italiane di eccellenza.

“Al Mit e all’Impedial College – ha aggiunto – si impara molto dalle conversazioni con i ricercatori, c’è molta voglia di confrontarsi sui temi della propria ricerca e questo permette di avere risultati più velocemente. In Italia c’è a volte la tendenza a nascondersi forse per paura che le proprie idee possano essere rubate. Questo accade, anche se non è un’esperienza che ho vissuto direttamente”.

In generale, secondo Siciliano, “l’Italia è chiusa di fronte alla scienza, qui si è molto refrattari al progresso scientifico, molto populisti sulle argomentazioni scientifiche, per esempio in materia di vaccini. Questo – ha concluso – mi preoccupa per il freno che può mettere al progresso: ci si ritrova a difendersi. Sarebbe bello se le persone conoscessero meglio noi ricercatori, così come il tempo e la passione che mettiamo nel lavoro in laboratorio: in questo la politica dovrebbe ascoltarci”.