L’Iran ricorda la rivoluzione: “Gli Usa non vinceranno”

A Teheran per il 40esimo anniversario bandiere Israele in fiamme
A Teheran per il 40esimo anniversario bandiere Israele in fiamme

ISTANBUL. – “La presenza del popolo in questa celebrazione prova che i complotti dei nostri nemici sono stati sventati. Non permetteremo agli Stati Uniti di vincere questa guerra”. Dal cuore di piazza Azadi a Teheran, sotto il monumento fatto costruire dallo scià Reza Pahlavi ma diventato poi un simbolo del movimento che l’ha rovesciato, il presidente iraniano Hassan Rohani conclude davanti a una folla festante le celebrazioni per il 40/mo anniversario della rivoluzione islamica.

In tutto il Paese, sono scesi in strada a centinaia di migliaia nell’ultimo giorno delle commemorazioni, iniziate il primo febbraio con la ricorrenza del ritorno in patria dall’esilio del fondatore della Repubblica islamica, l’ayatollah Ruhollah Khomeini. “Grazie ad Allah abbiamo liberato la nazione iraniana dal colonialismo e dalla dipendenza 40 anni fa”, scandisce Rohani, leader di un Paese che si trova di nuovo al centro di un durissimo scontro con Washington.

“Gli Stati Uniti hanno ripetutamente annunciato negli ultimi anni che l’Iran sarebbe crollato, ma non è servito. L’Iran ha assunto al contrario una posizione più forte. Grazie alla sua resistenza e unità, l’Iran supererà i problemi e le barriere”, promette con enfasi al popolo il suo presidente, riferendosi alle difficoltà economiche aggravate dalle nuove sanzioni americane. Ostacoli che il governo non nasconde, ma prova a utilizzare per compattare l’opinione pubblica contro i nemici esterni.

Mentre alcune bandiere a stelle e strisce bruciano tra la folla insieme a quelle di Israele, in piazza i dimostranti replicano i rituali inni di ‘Morte all’America’. Uno slogan difeso nei giorni scorsi anche dalla Guida suprema, l’ayatollah Ruhollah Khomeini, precisando però che non si riferisce al popolo degli Usa ma ai suoi governanti, “Trump, Bolton e Pompeo”.

La strategia di “massima pressione” di Washington si prepara a un nuovo rilancio nel summit di mercoledì e giovedì a Varsavia, dove hanno invitato un’ottantina di Paesi per gettare le basi di una nuova ‘Nato anti-Iran’. Un vertice che il ministro degli Esteri di Teheran Javad Zarif – a Beirut per cementare il sostegno a Hezbollah e l’influenza nel Medio Oriente arabo – prevede “destinato a fallire ancor prima di cominciare”.

Nonostante l’abbandono unilaterale degli Usa, la Repubblica islamica ribadisce la volontà di “proseguire l’impegno costruttivo” con la comunità internazionale sull’intesa nucleare del 2015, ma senza rinunciare a sviluppare le sue capacità di difesa. “Non chiediamo e non chiederemo a nessuno il permesso per produrre alcun tipo di missile”, ha chiarito Rohani: “Oggi l’85% del nostro equipaggiamento militare, necessario per la protezione del Paese, è di produzione interna”. Nonostante le pressioni, insiste deciso il presidente, “l’Iran ha deciso di aiutare il popolo di Iraq, Siria, Libano, Palestina e Yemen. E il mondo intero ha visto che i suoi nemici non hanno vinto”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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