Filippine, in carcere la reporter che resiste a Duterte

La giornalista filippina Maria Ressa
Maria Ressa persona dell'anno per Time, accusata di diffamazione

BANGKOK. – Prima l’evasione fiscale, ora un’altra accusa: la diffamazione. Per la giornalista filippina Maria Ressa, simbolo della lotta per la libertà di stampa nelle Filippine dell’era Duterte e solo due mesi fa ‘persona dell’anno’ per la rivista Time, si profila una nuova battaglia giudiziaria. La reporter è stata arrestata in relazione a un controverso caso che lei ha definito “senza fondamento”.

Un arresto condannato da tutte le maggiori organizzazioni per i diritti umani, che accusano il leader di Manila di persecuzione politica. Agenti dell’Ufficio nazionale per le indagini (Nbi) si sono presentati attorno alle 17 locali nella redazione del sito di informazione Rappler, fondato e diretto da Ressa. Avevano con sé un mandato di arresto emesso da un tribunale locale di Manila, con l’accusa di una calunnia a mezzo stampa presentata da un uomo d’affari che un’inchiesta di Rappler, pubblicata nel 2012, collegava al contrabbando di droga e al traffico di esseri umani.

Ressa sarà trattenuta almeno per questa notte perché la richiesta di cauzione è stata respinta. L’accusa di diffamazione è “stupefacente” per la giornalista perché basata sull’applicazione retroattiva di una legge contro la diffamazione online, che fu introdotta quattro mesi dopo la pubblicazione dell’inchiesta nel 2012. Per gli inquirenti, il fatto che l’articolo fosse poi stato aggiornato nel 2014 lo fa rientrare nell’ambito di applicazione del provvedimento. Il reato è punibile con un massimo di dodici anni di carcere.

Per Amnesty International, le accuse contro Rappler sono un “assurdo attacco legale” contro una delle pubblicazioni più critiche della “guerra alla droga” lanciata da Duterte. Ed è solo l’ultima puntata di una serie di procedimenti iniziati oltre un anno fa, a partire dalla revoca della licenza del sito, per essere in parte finanziato da un network che fa capo a un imprenditore americano.

Ressa (55 anni) inoltre era già stata liberata su cauzione per altri cinque capi di imputazione relativi a una presunta evasione fiscale risalenti allo scorso novembre, e per i quali rischia dieci anni di reclusione. Nel frattempo, da un anno a Rappler è vietato l’accesso alla sede del governo, e Duterte – che ha anche accusato il sito di essere finanziato dalla Cia – lo chiama abitualmente “fake news” ispirandosi a Donald Trump.

Le Filippine, collocate al 133simo posto su 180 nella libertà di stampa dall’organizzazione Reporter sans Frontières, sono considerate il Paese più pericoloso per i giornalisti nel Sud-est asiatico. In oltre due anni di presidenza Duterte, che una volta giustificò l’assassinio di giornalisti “se sono corrotti”, già 12 reporter sono stati uccisi, e sui social media i critici del presidente sono regolarmente zittiti o minacciati da schiere di troll.

Ressa, specie dopo essere stata nominata “persona dell’anno” assieme al saudita Jamal Khasoggi e ai due giornalisti birmani della Reuters in carcere per il loro lavoro sui crimini contro i Rohingya, è sempre di più il simbolo della resistenza contro l’autoritarismo di stampo nazionalista del leader di Manila.

(di Alessandro Ursic/ANSA)