Latte, la tregua vacilla. Ultimi giorni per intesa

Lenzuolo esposto per strada con la scritta: Io sto con i pastori".
Lenzuolo esposto per strada con la scritta: Io sto con i pastori". (ANSA)

CAGLIARI. – Una ‘tregua armata’ con violazioni non più sistemiche ma sporadiche. Tuttavia, la tensione per il crollo del prezzo del latte ovino in Sardegna resta ancora alta. Anche oggi alcuni pastori, insoddisfatti dal pre-accordo che propone subito 72 centesimi al litro, hanno preso d’assalto un’autocisterna a Sanluri, nel sud dell’Isola, costringendo l’autista ad aprire i rubinetti e sversare tutto il contenuto, migliaia di litri di latte, sulla strada. Gli allevatori hanno agito in cinque, tutti incappucciati, senza usare però alcuna violenza. Analoghi episodi si erano verificati anche ieri, molte dei quali in piena notte.

I primi fascicoli sulle proteste violente sono arrivate in diverse Procure sarde: le ipotesi di reato vanno dalla violenza privata alle minacce sino ai danneggiamenti. Il Governo è in campo: “Stiamo lavorando giorno e notte – conferma Matteo Salvini, che approfitta del suo tour elettorale nel nord Sardegna per incontrare in serata a Sassari, in Prefettura, un gruppo di allevatori – le posizioni di pastori e industriali sono più vicine rispetto a qualche giorno fa. Continueremo a lavorare fino a trovare una soluzione”, assicura.

Nel frattempo, riprende gradualmente la produzione in quasi tutti i caseifici, costretti allo stop dalla protesta davanti ai cancelli delle aziende. Il primo è stato lo stabilimento dei fratelli Pinna a Thiesi, in provincia di Sassari, tra i più grandi nell’Isola. E via via si stanno accodando anche gli altri.

Prove di dialogo tra industriali e allevatori nell’azienda Foi (gruppo Auricchio) di Macomer, nel centro Sardegna, dove sono entrate le prime autobotti di latte per consentire la ripresa della produzione del formaggio. E il direttore dello stabilimento ha riunito in cortile un centinaio di allevatori per spiegare la bozza di accordo e lanciare un ultimo appello: “Non rompete con gli industriali, lavoriamo insieme per centrare l’obiettivo”.

Ma tra i pastori prevalgono le perplessità: “Noi vogliamo certezze altrimenti ad ogni crisi a pagare saremo sempre noi e non voi industriali – spiegano – Oggi riprendiamo la produzione ma domani – avvertono – non si sa”. Sono giorni di consultazione nelle campagne per valutare la pre-intesa raggiunta a Cagliari. Al momento gli allevatori – ma le stesse organizzazioni di categoria, in testa Coldiretti e Copagri – non sembrano orientati ad approvare l’accordo così come formulato al tavolo di filiera: 72 centesimi, dicono, sono pochi (la protesta è scattata quando il prezzo è crollato sotto i 60 centesimi) e non ci sono garanzie di ottenere in due mesi quell’euro al litro da loro chiesto.

Mancano ancora interventi strutturali, denunciano i pastori, e anche i 50 milioni messi a correre da Governo e Regione per abbattere le eccedenze di pecorino romano, vengono visti come una misura tampone, che non assicura la stabilità del prezzo nel tempo. Intanto l’assessore regionale alla Programmazione Raffaele Paci ha convocato a Cagliari il tavolo con le banche proprio per individuare gli strumenti finanziari a supporto della filiera lattiero-casearia. Invece il ministro Centinaio sarà a Bruxelles per incontrare il commissario all’Agricoltura Phil Hogan: la crisi del latte in Sardegna supera i confini nazionali.

(di Roberta Celot/ANSA)