Guerra al muro di Trump. Sedici Stati impugnano l’emergenza

Prototipi muro lungo confine Messico
Al via costruzione prototipi muro lungo confine Messico

WASHINGTON. – E’ guerra nei tribunali contro il muro al confine col Messico, come successe contro il Travel ban: 16 dei 50 Stati americani, guidati dalla California, hanno fatto causa all’amministrazione Trump impugnando la sua decisione di dichiarare una emergenza nazionale per finanziare la barriera alla frontiera sud, bypassando il Congresso e i suoi poteri di spesa dopo che nell’ultima legge anti shutdown gli sono stati negati i 5,7 miliardi di dollari che chiedeva.

Il tycoon ha violato in modo evidente “la separazione dei poteri” e usato “come pretesto una crisi inventata per dichiarare l’emergenza”, si sostiene nella denuncia depositata ieri nella corte distrettuale federale di San Francisco. “E’ un po’ imbarazzante dire che nel Presidents day abbiamo citato in tribunale il presidente degli Stati Uniti”, ha commentato sarcastico l’attorney general della California Xavier Becerra, che l’ironia della sorte vuole di origini messicane.

“Probabilmente la migliore prova che abbiamo sono le parole del presidente stesso”, ha aggiunto, riferendosi al discorso in cui Trump, annunciando l’emergenza nazionale, disse che non ne aveva bisogno ma che preferiva fare il muro più in fretta.

Gli Stati ricorrenti, tra cui quello di New York, hanno tutti un governatore democratico, tranne il Maryland (dove però è dem l’attorney general). Il loro obiettivo è “proteggere i loro residenti, le risorse naturali e gli interessi economici” nella convinzione che la mossa di Trump dirotti fondi (8 miliardi di dollari) già stanziati per altri scopi. Cause analoghe sono state presentate da varie associazioni e da proprietari di terreni che rischiano di essere espropriati. E’ probabile che la battaglia giudiziaria arrivi sino alla Corte suprema, dove il tycoon spera nella maggioranza conservatrice dei giudici dopo le sue due nomine e dove ha già ottenuto una prima vittoria sul travel ban.

Parallelamente la dichiarazione di emergenza sarà sfidata anche sul piano politico al Congresso, dove i dem controllano la Camera e dove ci sono molti repubblicani contrari alla decisione di Trump, anche per il rischio di creare un pericoloso precedente utilizzabile da futuri presidenti dell’opposizione per portare avanti la loro agenda: dalla lotta alle armi da fuoco al riscaldamento globale. Capitol Hill potrebbe riuscire ad approvare una risoluzione che annulla l’ordine di Trump ma difficilmente avrebbe la super maggioranza dei due terzi per scavalcare il sicuro veto della Casa Bianca.

In ogni caso il solco tra presidente e parlamento aumenterà. Ma a dichiarare il vincitore della guerra per il muro sarà con ogni probabilità la corte suprema, diventata l’ago della bilancia di una politica combattuta sempre di più nelle aule dei tribunali.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

 

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