Timori sulla crescita, Fed incerta sulle prossime mosse

L'ombra di una persona sulla porta di vetro della Federal Reserve.
L'ombra di una persona sulla porta di vetro della Federal Reserve. EPA/SHAWN THEW

NEW YORK. – La Fed incerta sulle prossime mosse di politica monetaria. In vista della fine del processo di normalizzazione di bilancio, che dovrebbe chiudersi nella seconda metà del 2019, la banca centrale americana guarda allo stato di salute dell’economia. Un’azienda America che continua a crescere ma che rallenta. E proprio a fronte di questa frenata, e ai timori che possa essere più brusca delle attese, la Fed di prende una pausa nei rialzi, cercando di guadagnare tempo e avere un quadro più chiaro.

Spinta da mercato del lavoro solido e favorita da un tasso di inflazione vicino agli obiettivi, la ripresa americana continua. Ma i rischi al ribasso “sono aumentati”, traducendosi al momento in condizioni finanziarie più stringenti. Rischi legati al rallentamento della crescita globale, e soprattutto di Europa e Cina. Un quadro tutto da definire e di fronte al quale la Fed è ‘incerta’ su come procedere.

“Alcuni partecipanti suggeriscono come non sia chiaro quale quale tipo di aggiustamento sarà appropriato nel 2019” sul fronte dei tassi, si legge nei verbali della riunione del 29 e 30 gennaio che confermano quindi come un taglio dei tassi resti un’opzione. Altri membri della Fed ritengono che aumenti dei tassi potrebbero essere necessari “solo se l’inflazione” si spingesse più in alto delle previsioni e del target. Altri ancora ritengono che se l’economia continuerà a crescere alla velocità prevista ulteriori aumenti del costo del denaro saranno necessari quest’anno.

Una Fed quindi spaccata al suo interno e che si impegna a essere ‘paziente’ nelle future mosse in attesa di avere un quadro più chiaro. Molte le variabili che potrebbero cambiare il quadro: dall’accordo commerciale con la Cina alle tensioni con l’Europa sui dazi. Il tutto senza dimenticare le difficoltà a Washington con un Congresso diviso e Donald Trump sul quale incombe il rapporto del procuratore speciale per il Russiagate Robert Mueller.

Dicendosi preoccupata per la volatilità, la Fed si impegna a monitorare gli sviluppi sui mercati finanziari così da cercare di individuare eventuali problemi. Su un unico punto “quasi tutti” i membri della Fed si sono detti d’accordo, ovvero nell’annunciare a breve un piano per mettere fine alla normalizzazione del bilancio, al quale fanno capo ancora 4.000 miliardi di dollari di Treasury e titoli legati ai mutui.

”Un annuncio in questo senso offrirebbe certezze” si mette in evidenza nei verbali. Da quando il processo è stato iniziato il bilancio della Fed si è già ridotto di almeno 400 miliardi di dollari. La strada è ancora lunga per tornare ai livelli pre-crisi, livelli che per il momento appaiono un lontano miraggio.

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