Tria: “Manovra-bis prematura. Ma stime saranno riviste”

Giovanni Tria, a destra, parla con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire.
Giovanni Tria, a destra, parla con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire. (ANSA/AP Photo/Francisco Seco)

ROMA. – E’ “prematuro” parlare di una manovra correttiva, dice Giovanni Tria. Prematuro. Non escluso. Il governo potrebbe essere costretto a rimettere mano al bilancio. Ma farà di tutto per evitarla. “Non ci sarà” manovra bis, dice tranchant Matteo Salvini. Ma già ad aprile, con il documento di economia e finanza, si dovranno aggiornare “certamente” – ammette Tria – le previsioni economiche, che fissano la crescita all’1%, ben al di sopra dello 0,2% stimato dall’Ue.

Il rischio peggiore per il governo, secondo le proiezioni, è una sterzata in corso d’anno fino a 9 miliardi. Ma il ministro dell’Economia si mostra convinto che non sarà necessario: “Sono accantonate” risorse “per 2 miliardi” e “appaiono più che sufficienti”.

Che Roma sia sotto la lente delle altri capitali europee, lo ribadisce il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. La prossima settimana vedrà a Parigi proprio Tria, nel primo vertice tra ministri di peso dopo i giorni dello scontro diplomatico. Ma alla vigilia dell’incontro, in un’intervista a Bloomberg, arriva a mettere sullo stesso piano l’economia italiana e la Brexit, tra le minacce incombenti sull’Eurozona e sulla Francia. “Parliamo tanto di Brexit ma non abbastanza della recessione a Roma: non bisogna sottovalutarne l’impatto”, dice.

“Ci auguriamo che non accada” che l’economia “cresca meno del previsto”, afferma serafico Tria, rispondendo nell’Aula della Camera a un’interrogazione del Pd. “Certamente nel prossimo Def”, che arriverà come previsto entro il 10 aprile, “si aggiorneranno le previsioni economiche: l’aggiornamento porterà a una valutazione e alla verifica dei saldi che saranno oggetto del confronto con l’Unione europea”.

Ma, sottolinea il ministro, non solo è “prematuro” parlare di una manovra correttiva, ma l’Ue non potrà chiederci un aggiustamento se il rallentamento dell’economia dovesse “derivare unicamente” dalla congiuntura economica: in quel caso il governo si opporrebbe a politiche di bilancio “procicliche” che “aggraverebbero la flessione”.

All’indomani dei dati sul crollo del fatturato industriale, che accompagnano la recessione tecnica nei due ultimi trimestri del 2018, il governo conferma la sua convinzione che investimenti, con il piano di dismissioni immobiliari previsto in manovra, e l’effetto di reddito di cittadinanza e quota 100 sui consumi, stimoleranno l’economia. E i dati alla fine non saranno così catastrofici.

Certo, ammette il sottosegretario Massimo Garavaglia, “siamo preoccupati” ma anche “determinati” a “far ripartire al più presto gli investimenti”. Salvini si spinge oltre. E non solo assicura che “non ci saranno nuove tasse, non ci sarà una patrimoniale o tasse sulla nuova casa”. Ma aggiunge che la Lega “lavora a una revisione delle aliquote Irpef, per esempio per portare quella al 23% al 20%”.

Pesano come un macigno le clausole di salvaguardia sull’Iva. E, nel monitoraggio stringente assicurato a dicembre alla commissione Ue, il governo rischia di dover trasformare in tagli i due miliardi di spesa pubblica accantonati, a carico di diversi ministeri. Ma di fronte al rischio estremo di una correzione da nove miliardi, quei due miliardi sono il ‘tesoretto’ su cui Roma punta per convincere Bruxelles a non imporre la “manovrina” prima dell’estate.

Di sicuro, M5s e Lega non vogliono sentir parlare di manovra prima delle elezioni europee. Anzi, in vista del voto rilanciano battaglie storiche come quelle su Bankitalia. Alla Camera M5s sposa una proposta di Fdi sulla nazionalizzazione della Banca, affidandola a un proprio relatore. “E’ il preludio all’ingresso della Meloni in maggioranza? E che ne pensa il governo?”, domandano Pd e LeU. Per ora l’esecutivo non prende posizione. Ma la proposta nasceva nella scorsa legislatura proprio da M5s.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento