Fibrillazione M5S, Grillo attacca la Lega e avverte Di Maio

Il vice premier e leader del M5s Luigi Di Maio durante la manifestazione del movimento 5 stelle al Circo Massimo.
Il vice premier e leader del M5s Luigi Di Maio durante la manifestazione del movimento 5 stelle al Circo Massimo, Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Le “punture” di Beppe Grillo, l’ombra di prossime espulsioni, il caso dell’eurogruppo unico M5S-Lega: a 24 ore dal sì della Giunta del Senato all’immunità di Matteo Salvini, quello pentastellato è un mare in tempesta, segnato dalla trincea “ortodossa” sul caso Diciotti e in vista dello scoglio del voto in Sardegna.

Luigi Di Maio cerca di spargere sicurezza. Venerdì sarà a sorpresa in Sardegna per chiudere la campagna e, nel frattempo, incassa due “punti” sul fronte governo: la presidenza dell’Inps a un fedelissimo come Pasquale Tridico e un accordo – che in realtà rinvia il nodo – sulla risoluzione M5S-Lega sulla Tav.

Ma alle sue spalle il Movimento è in subbuglio. E ad interpretare, a suo modo, i malumori interni ai pentastellati è proprio Grillo. Dopo la raffica di battute anti-Lega nello show al Brancaccio il Garante torna sull’argomento. Ed è un Grillo stranamente loquace quello che si intrattiene con i cronisti al Tribunale di Roma (come test nel processo Favia-Casaleggio).

“Dobbiamo noi influenzare Salvini sui nostri temi che forse abbiamo un po’ tralasciato, ambiente, ecologia, mobilità”, spiega il fondatore del Movimento aprendo una breccia, di fatto, sul racconto che nel governo M5S-Lega “vada tutto bene”. Poi Grillo si spinge a parlare di Di Maio. “Bisogna avere un po’ di pazienza, ha 32 anni e ha ministeri impegnativi…”, sono le parole dell’ex comico.

Parole che, in un contesto in cui si rincorrono i rumors di un crescente gelo tra il capo politico e il Garante, suonano come l’ennesima bocciatura. Anche se, nel pomeriggio, è lo stesso Grillo a precisare: “la mia frase è stata stravolta, il mio era un complimento…”. Eppure, come lui stesso ammette, Grillo si muove da uomo libero, da “papà” di un Movimento dove le scelte politiche non possono essere più ricondotte alla sua persona.

Chi lo ha sentito in queste ore lo descrive di malumore sia per la svolta garantista sul caso Diciotti sia per una linea che, su diversi temi, è troppo filo-leghisti. E la Lega di Matteo Salvini, a Grillo, sembra proprio non piacere. Il problema, per Di Maio, è che il pensiero del Garante è condiviso da una buona fetta del Movimento.

Basta vedere i non più sotterranei botta e risposta tra pro e contro immunità a Salvini in Parlamento. O alle tensioni scoppiate nel Comune di Torino, guidato da quella Chiara Appendino che aveva sostenuto – con Virginia Raggi e Filippo Nogarin – il sì al processo al vicepremier leghista venendo poi bacchettata proprio da Di Maio.

I prossimi giorni potrebbero essere quelli di nuove espulsioni. Nel M5S la “cacciata” di Elena Fattori e Paola Nugnes, se in Aula voteranno sì all’autorizzazione a procedere è data per scontata e non è detto che possa arrivare anche prima. Ma che il cielo sia cupo lo si intravede anche dalla “sparizione” di Alessandro Di Battista, che dopo la sconfitta in Abruzzo non ha proferito parola. E, al momento, Grillo non ha ricevuto né il “Dibba” né Di Maio, né nessuno dei big pentastellati.

Ad accrescere la tensione le notizie di stampa della proposta di Salvini di far entrare nell’eurogruppo sovranista il M5S. Proposta con cui, chissà se volutamente, Salvini getta altro fuoco “amico” sull’alleato Di Maio. In mattinata è lo stesso vicepremier a smentire e, poco dopo, il M5S certifica il suo “no. “Un’idea mai presa in considerazione, “no” a vecchie ricette”, sbotta il blog delle Stelle.

E Sergio Battelli, a capo della commissione Politiche Ue, attacca: “Noi ci concentriamo su diritti, uguaglianza, welfare, mentre Salvini sta portando avanti un dialogo con persone che non hanno i diritti civili in testa alle loro priorità. E’, in fondo, la linea “europeista” e meno urlata che porterà avanti Di Maio alle Europee, dove Nogarin tra l’altro ufficializza la sua candidatura. Eppure, confida un parlamentare M5S, l’idea di andare con la Lega nello stesso gruppo, fino a qualche giorno “non era così remota”.

(di Michele Esposito/ANSA)