Moda, Gucci: “L’abito è una maschera e ha gli aculei”

Un modello della creazione Gucci alla Milan Fashion Week.
Un modello della creazione Gucci alla Milan Fashion Week. ANSA / MATTEO BAZZI

MILANO. – Nel teatro della vita ognuno di noi indossa una maschera con cui presentarsi al mondo: Alessandro Michele parte da questa riflessione di Hannah Arendt per raccontare che “gli abiti sono la nostra maschera, che mostra e nasconde insieme”. E le sue maschere – che sfilano in uno spazio ellittico, tra superfici specchiate, pareti punteggiate da 120mila led, lampi di luce e versi ferini – sono piene di aculei.

“Mi sono capitati sott’occhio a un’asta dei collari francesi di fine ‘600 dedicati ai cani fedeli nel proteggere i padroni e – racconta Michele – li ho messi insieme alla maschera, per mostrare che anche un animo gentile può essere costretto a dire: “Attenzione, ci sono, e voglio difendermi”.

Anche io l’ho dovuto fare ed ero un ragazzino gentile”. A collari e aculei, elmi da aquila e copri orecchie dorati ispirati all’opera ‘Fashion Fiction #1′ dell’artista Eduardo Costa, si abbina l’idea che “siamo tutti animali selvaggi, costretti da regole, e il nostro vivere – racconta il creativo subito dopo lo show – è fatto di paure, siamo accecati, impauriti, storditi e noi stessi siamo belve con gli altri”.

Belve sì, ma sensibili, quasi con un’ansia di difendere ciò che sembra scappare via. E in questo senso, ammette Michele “la moda è sempre politica. Io cerco di stare lontano dalla politica, ma la moda fa parte della cultura che ti viene incontro, senza bisogno di entrare in una libreria. Forse inconsciamente il mio e’ un atto politico con cui cerco di difendermi da chi vuole sottrarmi la cultura”.

Ed ecco la rivendicazione della libertà – per lui per lei, insieme in passerella, con 44 look uomo e 43 donna – di appropriarsi di codici lontani e rimaneggiarli per dare loro nuova vita. Dai completi sartoriali con ancora le impunture al tailleur con il logo, dalla stola in pelliccia al pull con la scritta ironica, dall’abito in lamé con le calze in pizzo e le ginocchiere al pantalone ampio infilato nei sandali, dalla giacca messa al rovescio al plissé metallizzato, tutto si tiene, in un nuovo equilibrio, condensato rispetto a collezioni precedenti.

E se lei è libera di portarsi le sneakers di ricambio in mano e di mettersi le bretelle con gli aculei, lui può tranquillamente indossare jabot e collari di pizzo, bluse con stampa kamasutra e pantaloni floreali a vita alta, bermuda ampi e mocassini con il tacco, maglie ricamate e soprabiti di tulle, tute in gessato con camicie trasparenti e camicia e cravatta.

Non a caso l’invito è una maschera in cartapesta dell’ermafrodito: “il mondo antico cantava la meraviglia di essere tra due sessi, oggi è una delle maschere più difficili da portare, ma essere ibridati è una benedizione” conclude Michele che ha voluto tra gli ospiti non solo attori come Jared Leto, Emma Appleton e Andrew Garfield, ma anche attivisti e ricercatori.

(di Gioia Giudici/ANSA)