Mattarella: “Al Paese serve studio, non improvvisazione”

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2018 – 2019 dell’Università LUISS Guido Carli.
Il Presidente Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2018 – 2019 dell’Università LUISS Guido Carli. (Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – “Improvvisazione e approssimazione” stanno conquistando anche l’Italia e gli unici antidoti sono “lo studio e l’approfondimento”, altrimenti c’è il rischio di “non comprendere la realtà”. Sergio Mattarella ha scelto uno dei templi del sapere romano, l’università privata Luiss, per un brevissimo e pungente intervento che è impossibile non leggere come dedicato al mondo della politica.

E’ stato un richiamo a evitare la superficialità, ad affrontare i problemi con cognizione di causa, rifuggendo scorciatoie cialtroniste che non permettono una efficace lettura dei problemi. Il presidente cita il mito di Eco e Dioniso per declinare il suo pensiero profondo, quella necessità di apertura fisica e mentale che sta caratterizzando il suo settennato al Quirinale.

Mattarella non si è perso una sola parola della profonda lectio magistralis del premio Pulitzer Jhumpa Lahiri. La scrittrice statunitense di origini indiane ha affrontato in perfetto italiano il complesso rapporto tra Eco e Narciso attualizzandolo con l’impari relazione tra traduttore e scrittore.

E il presidente è andato oltre, riversando nella politica il messaggio profondo del mito: “Narciso, che si specchia in se stesso, ha la tendenza – premette Mattarella nel suo intervento “a braccio” – di individui, ma anche di collettività e di Paesi, di chiudersi in se stessi, di rifiutare di fare quel che fa un traduttore che traducendo un testo da una lingua all’altra, in realtà abbatte una frontiera, la supera, e collega realtà diverse tra di loro che poi tanto diverse, in definitiva, non sono. Narciso invece – ragiona il presidente – si chiude in se stesso, esaurisce se stesso in questa contemplazione e si annulla.

Sono due isolamenti quelli che ci ha descritto la professoressa Lahiri: quello di Eco è un isolamento subito e non voluto e quello di Narciso – moralmente grave, secondo il presidente – che è isolamento voluto e ricercato dall’interessato. E’ un insegnamento anche per i nostri tempi. In cui emergono tentazioni di chiusura in sé stessi per individui, per gruppi sociali, per realtà nazionali e che richiedono una riflessione adeguata, storicamente all’altezza del momento in tutti i Paesi”.

Una contemplazione fine a se stessa si annulla, spiega il capo dello Stato alla platea di rettori e studenti e ai vertici di Confindustria (Vincenzo Boccia) e della Luiss (Emma Marcegaglia). Così come, senza studio e sudore, si perde – o non si acquista mai – la “capacità di comprendere la realtà”. Quindi di affrontare e risolvere problemi che non si battono con la “contemplazione” delle proprie parole. “Rifuggire sempre dall'”improvvisazione e dall’approssimazione”, è la chiusa dell’intervento presidenziale. Perché il “nostro paese ne ha grande bisogno”.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

Lascia un commento