Renzi riparte dal Lingotto: “Orgoglioso dei miei genitori, non mollo”

Matteo Renzi durante la presentazione del suo ultimo libro.
Matteo Renzi durante la presentazione del suo ultimo libro. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

TORINO. – Quattro giorni fa, raggiunto in serata dalla notizia dell’arresto dei genitori, Matteo Renzi aveva lasciato Torino su due piedi, interrompendo il tour per la presentazione del suo libro ‘Un’altra strada’ senza fare tappa al Circolo della Stampa. “Non mi sottraggo – aveva però spiegato sui social – tornerò in una sede ancora più grande”.

Questa sera l’ex premier ha mantenuto la promessa, scegliendo per il ritorno il Lingotto, luogo simbolo del Pd, e la stessa Sala Gialla da 600 posti dove Walter Veltroni tenne il discorso fondativo del nuovo partito nel 2007. Ad accogliere Renzi una folla accorsa anche da Firenze, Modena e Bologna, che all’arrivo gli ha tributato una standing ovation. E in sala maggiorenti del Pd la cui presenza era tutt’altro che scontata, a partire da Maurizio Martina e Roberto Giachetti, oltre alla fedelissima Maria Elena Boschi – “il Pd ha bisogno di lui” – al governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, che Renzi ha subito ringraziato dal palco, con un “in bocca al lupo – ha detto – per la campagna elettorale che nei prossimi mesi lo vedrà contrapporsi ai cialtroni nazionali”.

“Di fronte alle difficoltà tutti ci dicono che siamo finiti – ha esordito Renzi – ma noi siamo quelli che restano e che non mollano mai”. L’ex rottamatore non dice una parola contro la magistratura, che ha arrestato i genitori. “Non mi sentirete mai dire una parola contro la giustizia italiana, rispetto le sentenza, ma penso che la storia in futuro racconterà che è stupefacente come per anni si sia fatta una fitta rete di indagini nei confronti del presidente del Consiglio e dei suoi famigliari. Di fronte a questo posso dire solo una parola: fiducia nella magistratura. Però umanamente ci sto male”.

Poi il passaggio più personale, intimistico, quello in cui si dice “fiero e orgoglioso che mio padre e mia madre vogliano difendersi in un processo”. “Sono orgoglioso di essere loro figlio – sottolinea tra gli applausi – e ai magistrati dico, ‘noi non vogliamo impunità, immunità, scambi per non andare a processo’, noi non scappiamo come fanno gli altri, vogliamo andare in quell’aula, perché lì vedremo chi ha ragione e chi torto”.

“In tanti – ha affermato in chiusura l’ex segretario dem – si aspettavano forse da me parole di rabbia, un fallo di reazione”. Ma gli amici “che sono scesi dal carro non meritano la vostra stima”, ha sottolineato, e agli avversari del Movimento 5 Stelle e della Lega, ha rimarcato “non hanno bisogno del nostro odio, ci pensano da soli: stanno implodendo, ci lasceranno un paese nelle macerie e quando verrà il nostro turno non avremo tempo per le vendette, ancora una volta toccherà a noi portare l’Italia fuori dal fango”.

(di Barbara Paloschi/ANSA)