Spagna, si apre la campagna elettorale in uno scenario atomizzato

Il primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez annuncia le prossime elezioni.
Il primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez annuncia le prossime elezioni. EPA/CHEMA MOYA

MADRID – La crisi istituzionale, politica ed economica che vive oggi il Venezuela è entrata di prepotenza a far parte degli argomenti della pre-campagna elettorale che si è aperta definitivamente con l’ultimo intervento del presidente del governo, Pedro Sánchez, in Parlamento. Lo scenario politico spagnolo, sul Venezuela, è spaccato tra chi, nonostante anzi a dispetto  delle evidenze, continua a difendere il governo Maduro e chi, al contrario, si è schierato al lato del neo-designato presidente, Juan Guaidó. I primi, appartenenti a frange estreme che cercano di catalizzare le passioni del proprio elettorato a scapito del “Partido Socialista Obrero Español” guidato da Pablo Sánchez, accusano il governo, quindi, di fatto, il Psoe, di essersi subordinato alle politiche nordamericane mentre gli altri lo accusano di non aver espresso fin dal primo momento una posizione chiara nei confronti della crisi politica che travaglia il Venezuela.

E’ evidente che i partiti, sia di destra sia di sinistra, siano coscienti della sensibilità dell’elettorato nei confronti della difficile congiuntura politica e sociale che vive il Venezuela. E lo sono ancor di più della crescente comunità venezuelana che oggi vive nel Paese. Se è vero che i venezuelani emigrati sono circa 95 mila lo è anche che i cittadini spagnoli – prima, seconda e anche terza generazione – ritornati a causa della crisi politica ed economica che vive il paese latinoamericano sono moltidi più. Vi è poi l’enorme comunità residente in Venezuela. Il presidente Sánchez, nel suo ultimo intervento in Parlamento ha sostenuto che sono circa 160 mila. Anche se il “voto rogado” approvato nel 2011 (l’elettore residente all’estero è obbligato a esprimere la volontà di voto per averne diritto) ha provocato un calo considerevole dei votanti all’estero, sono sempre tanti gli spagnoli che esercitano questo diritto. In un contesto elettorale come quello che emerge nella Spagna odierna, ogni voto conta.

La politica spagnola, all’osservatore straniero, si presenta complessa e frammentata. Pare sia ormai storia del passato il bipolarismo, di cui si resero protagonisti il “Partito Socialista Operaio Spagnolo” e il “Partito Popolare”. Stando ai recenti sondaggi, nessuna forza politica otterrà la maggioranza assoluta. I governi monocolore come quelli di Felipe González, di José Maria Aznar o di Mariano Rajoy non saranno rieditabili. Chi vorrà governare dovrà tessere alleanze. Non sarà facile. In questa occasione, infatti, non pare possibile un governo bi-colore, vuoi PP-Ciudadanos o Psoe-Unidos Podemos. Lo dimostrano i sondaggi. Prevarranno, quindi, la diplomazia politica e la dialettica parlamentare. I piccoli partiti, tra cui l’euroscettico e populista Vox, sembrano essere indispensabili per far pendere l’ago della bilancia verso l’una o l’altra formazione – leggasi, verso il centro-sinistra o il centro destra -. E’ una realtà che Psoe, PP e Ciudadanos dovranno valutare e tenere in buon conto.

Albert Rivera, leader di “Ciudadanos”

Nelle ultime settimane si è potuto osservare una sterzata a destra di Ciudadanos e del Partito Popolare. Albert Rivera, di Ciudadanos, scommette sul sorpasso. Vuole trasformarsi nella prima formazione di destra. Ma, per raggiungere l’obiettivo, deve evitare che prosegua la fuga di voti a destra, soprattutto verso Vox; una tendenza che si è manifestata negli ultimi mesi. Questa è la ragione principale per la quale ha annunciato un “cordone sanitario” attorno al Psoe. E ha rotto ogni possibilità di alleanza con il partito di Pedro Sánchez. E’ una strategia rischiosa. Infatti, “Ciudadanos” corre il rischio di perdere l’elettorato moderato di centro che potrebbe emigrare verso il PP o il Psoe. Ma, a quanto pare, è quella sulla quale scommette Rivera per consumare il sorpasso sul PP, assumere la leadership del centrodestra, e andare al governo, sempre se la somma dei voti della “triplice alleanza”, Ciudadanos-PP-Vox, glielo permetterà.

Pablo Casado, dal canto suo, pare aver impostato la campagna elettorale del PP presentando queste elezioni come il confronto tra poli opposti: centrodestra e centrosinistra. Pesa sul PP l’ombra degli scandali e della corruzione e questo inciderà sicuramente sulla sua tenuta. Sarà difficile per Casado, sostenuto apertamente da José María Aznar, dissociarsi dal Governo Rajoy. Per il momento, pare deciso a far leva sui sentimenti di unità nazionale dell’elettorato e ad accusare il Psoe di aver ceduto alle pretese dell’indipendentismo. Anzi, di averle alimentate. Promette un “articolo 155” senza limite nel tempo nella ribelle Catalogna e si erige a paladino dell’unità territoriale spagnola. Ha sottolineato più volte che il suo non è un appello al “voto della paura” ma allo stesso tempo vaticina un futuro difficile per la Spagna seil suo partito non riuscirà a governare. Anche Casado, come d’altronde

Pablo Casado, leader del “Partido Popular”

Rivera, vuole portare il “Pacto Andaluz” (PP-Ciudadanos-Vox) a La Moncloa e rieditarlo posteriormente alle elezioni regionali. D’altro canto, è prevedibile che minimizzerà gli attacchi a Ciudadanos e a Vox per recuperare votanti di destra e non chiudere la porta a future alleanze. Particolare attenzione rivolge oggi il PP alla Spagna rurale, alla Spagna profonda. Gli unici partiti con una presenza capillare in tutto il territorio sono stati tradizionalmente il PP e il Psoe. E da sempre gli equilibri elettorali nel Paese rurale sono stati rispettati. Ma, in questa occasione, la leadership del PP potrebbe essere  messa in discussione da Ciudadanos e da Vox. L’atomizzazione  del voto conservatore solo favorirebbe il Psoe.

Dal canto suo, il Psoe cercherà di sfruttare a fondo la fotografia che ritrae assieme i leader di Ciudadanos, PP e Vox e la spinta dei sondaggi, che però sogliono a volte trarre in inganno. Sánchez parte in svantaggio in questa contesa elettorale. E’ vero che il Sic ha reso noto che il Psoe duplica nettamente il Pp e che la popolarità del leader della sinistra è in netta ascesa ma non tutti hanno fiducia sull’affidabilità dell’istituto demoscopico. Il discorso elettorale del Psoe, secondo gli analisti, sarà orientato a recuperare gli elettori di centro, emigrati verso la destra, anziché attingere all’elettorato di Podemos, formazione in profonda e travagliata crisi

Iñigo Errejón

da quando Iñigo Erejón ha promosso lo scisma, aderito alla piattaforma politica della Sindaco di Madrid, Manuela Carmena, e messo allo scoperto la debolezza della formazione di Pablo Iglesias. E’ stato un duro colpo. Ha fatto emergere le difficoltà del movimento che non riesce a superare le proprie contraddizioni.

Vox potrebbe essere la sorpresa elettorale e fare definitivamente il suo ingresso nella scena politica spagnola. Fino a ieri era considerato meno che niente, non aveva destato alcuna preoccupazione e tantomeno interessato gli analisti dei fenomeni politici. E’ balzato alla ribalta nelle elezioni regionali. Con la votazione inattesa in Andalucia, ha obbligato il PP e Ciudadanos a scendere a patti per formare il governo regionale, fino a ieri feudo del Psoe. Vox rappresenta le pulsioni più reazionarie e conservatrici della Spagna post-franchista. Sostenuto dai nostalgici di un’epoca che ha tristemente segnato la storia nazionale, si è creato uno spazio politico col suo discorso omofobo, “machista”, xenofobo e populista. Il suo messaggio è semplice, fatto di slogan che alimentano la paura del diverso e del nuovo.

Oggi si è appena alle prime battute di una campagna elettorale che promette toni assai aspri. Mancano ancora molte settimane al 28 aprile. Quindi, è ancora tutto possibile.

Mauro Bafile