Frenare la “bolla degli affitti”. Le ultime decisioni del governo Sánchez

 

Il presidente del Governo spagnolo, Pedro Sánchez

Le critiche, d’altronde previste, sono tante. L’Opposizione, con a capo Pablo Casale e Albert Rivera, rimprovera al Governo di strumentalizzare l’approvazione delle “leggi”.  Qualunque iniziativa legislativa, a loro avviso, sarebbe impropria alle porte di una campagna elettorale. Il Governo Sánchez, dal canto suo, non arretra. Rispedisce al mittente ogni accusa e attacca a sua volta. Argomenta: sono leggi di carattere sociale che il “Partito Popolare” e “Ciudadanos”, con la loro opposizione ad oltranza, non hanno permesso di ratificare.

Uno dei decreti approvati dal Governo Sánchez, di comune accordo con “Podemos”, è stato quello che regola il prezzo degli affitti, un provvedimento che cerca di porre ordine a un mercato che da anni castigava gli inquilini.

La nuova legge ci tocca da vicino. Infatti, favorisce la nostra collettività residente in Spagna e salvaguarda la nuova emigrazione dai possibili abusi dei proprietari d’immobili. In altre parole, tutela i tanti giovani italiani in “mobilità” e i numerosi emigranti “italo-venezuelani” che desiderano mettere radici nel Paese.

Non tutti quelli che decidono di recarsi in Spagna hanno risorse economiche sufficienti per l’acquisto di un appartamento. In Italia cresce il numero di famiglie di pensionati che, venduta la propria casa o attività commerciale, comprano appartamenti in Spagna nella certezza che con la loro pensione, potranno permettersi un tenore di vita decoroso. E’ vero. Lo è anche che dal Venezuela emigrano molti connazionali che fuggono dalla crisi politica ed economica e investono parte dei loro risparmi in un appartamento e in un’attività commerciale con il desiderio di ricostruirsi un futuro degno. Ma non vi è alcun dubbio che sono ancor di più i giovani e meno giovani italiani e italo-venezuelani che scommettono sulla Spagna senza avere la possibilità di acquistare un immobile.

La legge non solo pone un argine agli abusi dei proprietari d’immobili ma si anticipa alla temuta “bolla degli affitti”. Quest’ultimo è un argomento che da mesi preoccupa le agenzie immobiliari. Infatti, il costo degli affitti, trainati dal “boom” degli appartamenti dedicati a “uso turistico”, è andato aumentando fino a raggiungere livelli speculativi. E’ un fenomeno che interessa sia gli appartamenti di lusso, nei quartieri “in” delle metropoli, sia quelli ben più modesti, nei quartieri “bohème” popolati da studenti e giovani.  E’ ancora recente il ricordo della “bolla immobiliare” del 2008 che provocò la contrazione del mercato e mise a nudo tutte le contraddizioni del settore.  Il decreto approvato dal Governo vuole appunto evitare che la speculazione sugli affitti provochi effetti indesiderati simili a quelli già sofferti nel 2008.

Gli aspetti salienti del decreto sono essenzialmente tre. In primo luogo, il contratto avrà una durata di cinque anni con la possibilità di rinnovo per altri tre. Aumenta anche il periodo entro il quale le due parti – leggasi, inquilino e proprietario – potranno comunicare la decisione di porre fine all’accordo contrattuale.

In secondo luogo, il proprietario dell’immobile non potrà più aumentare il canone a suo capriccio. Gli aumenti saranno legati al tasso d’inflazione. In questo modo, gli inquilini potranno calcolare con anticipo in quale proporzione l’affitto graverà sull’economia familiare.

In terzo luogo, pur non essendo previsto nella legge un indice di prezzi di riferimento, questo potrà essere stabilito dai Comuni, prendendo in considerazione le variabili proprie del mercato. Anche le somme da versare a titolo di garanzia del contratto non potranno più essere determinate dal proprietario dell’appartamento. Infatti, la legge stabilisce che non potrà essere superiore ai due mesi, oltre naturalmente a quello in corso al momento di firmare il contratto. In precedenza, non mancava chi pretendesse una caparra equivalente anche a oltre i sei mesi di affitto.

La nuova legge, è evidente, regola un settore nel quale, fino a ieri, pareva regnare l’anarchia. E che, tante volte, castigava duramente la fascia più debole: i giovani. In particolare, quelli in “mobilità”, come chi dall’Italia decide di radicarsi in Spagna; o la nuova emigrazione, come i tanti venezuelani e italo-venezuelani che fuggendo dalla crisi politica, economica, sanitaria e dall’insidia dell’insicurezza sperano di poter costruire una nuova vita in questo Paese. Ma è una legge che favorisce anche e soprattutto i tanti spagnoli che non riescono ad avere un lavoro a tempo indeterminato e un guadagno sufficiente per acquistare un’immobile.

Mauro Bafile