NEW YORK. – La corsa del mercato del lavoro americano si ferma, lasciando prevedere un rallentamento dell’economia statunitense più rapido delle attese. I posti di lavoro creati in febbraio sono solo 20.000, decisamente al di sotto dei 180.000 attesi dagli analisti, e ai minimi da 17 mesi. Il tasso di disoccupazione è però calato al 3,8%, vicino ai minimi degli ultimi cinque anni. Una buona notizia arriva dai salari, saliti su base annua del 3,4%: erano quasi dieci anni che si registrava un aumento così sostenuto.
La fotografia scattata dal Dipartimento del Lavoro non è rassicurante perché alimenta i timori di una frenata della ripresa a stelle e strisce, anche se non indica per forza una recessione. La Casa Bianca prova a rassicurare, mettendo in evidenza come l’economia americana è in grado di resistere anche a un rallentamento dell’Europa. Invitando a non leggere “troppo” nei dati sul lavoro di febbraio e parlando di una velocità di crescita statunitense intorno al 3% se non oltre, il consigliere economico della Casa Bianca Larry Kudlow prende di mira l’Europa e critica le misure di stimolo della Bce: “la riposta è nelle riforme fiscali e del mercato del lavoro in Europa, e molti dei paesi non le hanno fatte trovandosi con una crescita vicina alla zero”.
Al momento la forza della ripresa americana – aggiunge Kudlow in un’intervista a Bloomberg – l’unica cosa che tiene a galla l’Europa: i consumatori americani rappresentano “l’unica domanda” di prodotti per il Vecchio Continente. “Noi cerchiamo di aiutare, ma a un certo punto servono misure” incalza.
Le rassicurazioni dell’amministrazione però non bastano a calmare gli investitori, secondo i quali – a dispetto di Kudlow – ritengono che la Bce non si sia spinta troppo oltre. Sulla scia dell’Asia e delle piazze finanziarie europee, Wall Street è in rosso preoccupata per lo stato di salute dell’economia mondiale, che ha innescata una netta inversione di rotta per la Bce e spinto la Fed a prendersi una pausa nel rialzo dei tassi.