Conte decide sulla Via della Seta, ma non convince Salvini

Il ministro Matteo Salvini (D) con il presidente del Consiglio dei Ministri  Giuseppe Conte, in aula del Senato
Il ministro Matteo Salvini (D) con il presidente del Consiglio dei Ministri  Giuseppe Conte, in aula del Senato. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – “Il Memorandum Italia-Cina sarà firmato e rispetterà le regole europee.” Dopo giorni di tensione interna e internazionale, il premier Giuseppe Conte decide di mettere la sua impronta sulla Via della Seta, creando un asse di ferro con Luigi Di Maio ma non sciogliendo, ancora, lo scetticismo di Matteo Salvini. La Lega si prepara ad una verifica non solo del Memorandum ma anche degli accordi legati al documento cercando di allargare il più possibile i riferimenti al diritto Ue e con l’obiettivo di cancellare qualsiasi punto che riguardi le infrastrutture digitali.

Ma Conte, al di là dello scontro elettorale, sulla firma ha deciso. Il dossier finisce sul tavolo di un vertice di circa un’ora a Palazzo Chigi, con Di Maio, Salvini ma anche con il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il titolare degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. C’è l’accordo sul memorandum senza modifiche, esulta, a vertice terminato, il M5S, mentre Salvini lascia la sede del governo in auto.

A parlare è Conte, che prova a rassicurare Lega e Usa. “Il memorandum non è un accordo vincolante e noi siamo gli unici, tra i 13 Paesi che l’hanno firmato, a richiamare diffusamente principi e regole Ue”, sottolinea il premier annunciando che, a prescindere dall’intesa italo-cinese, Palazzo Chigi rafforzerà la sua golden power sul 5G, tema sul quale l’attenzione di Washington è altissima. Anche se, precisa il premier, “nessun asset strategico rientra nel Memorandum”.

Insomma, per dirla come Conte e Di Maio, l’intesa che sarà firmata il 23 dal premier e il presidente Xi Jinping lancia l’export italiano in Cina, è una chance per riequilibrare la bilancia commerciale e porta investimenti nel nostro Paese. E gli Usa? Moavero, nel pomeriggio, non a caso incontra l’ambasciatore a Roma Lewis Eisenberg mentre Di Maio (ringraziato pubblicamente da Conte per l’impegno) precisa: “Gli Usa restano il nostro principale alleato, ma come apprezzavo quando Trump diceva “America First”, io dico “Italia first””.

Lo stesso Di Maio, tra il 27 e il 29 marzo, cercherà di rassicurare di persona i suoi interlocutori americani, recandosi a New York e Washington: l’agenda è da definire, ma sono previsti incontri con i suoi omologhi, con i vertici dei “big” della Silicon Valley, e, forse, anche con un esponente della Casa Bianca.

La Lega, intanto, sottolinea come sulla Via della Seta ormai ci si era spinti troppo in là per un dietrofront ma, ancora oggi, chiede una verifica su Tlc e porti, i due “casus belli” dello scontro con il M5S.

Mentre dall’Ue continua a filtrare preoccupazione per un’intesa dalla quale, si sottolinea a Bruxelles, Francia e Germania stanno alla larga. E anche il direttore del Dis Gennaro Vecchione semina prudenza sottolineando l’opportunità dell’intesa con la Cina ma spiegando, allo stesso tempo, la necessità di capire se l’Italia possa diventare target di interessi stranieri.

Lo scontro elettorale M5S-Lega travolge anche gli F35. “Non c’è nessuno scambio con la Lega rispetto all’ok al Memorandum”, precisa Di Maio rilanciando l’opportunità di rivisitare il programma. “L’Italia non può restare indietro sul programma”, insiste Salvini al quale, in maniera netta, replicano a sua volte fonti della Difesa: “Il dossier è in mano a Conte, chiediamo rispetto dei ruoli e meno confusione”.

“La Lega parla e agisce sempre per il bene degli italiani”, è il commento finale di fonti leghiste. La partita è aperta e chissà se finirà tra le maglie del Cdm che mercoledì varerà il decreto sblocca-cantieri sul quale, nelle ultime ore, si è prodotto nuovamente un asse tra Conte e Di Maio. Con l’obiettivo di sfilare la paternità del provvedimento agli alleati leghisti.

(di Michele Esposito/ANSA)

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