Siria: almeno cinque italiani ancora al fronte con i curdi

Combattenti curdi contro l'Isis trasportati su un camion.
Combattenti curdi contro l'Isis trasportati su un camion. (Lapresse)

ROMA. – C’è chi è tornato e ha raccontato in un libro la guerra contro lo Stato islamico, chi è stato bloccato dalla magistratura prima che riuscisse a ripartire per affiancare i curdi delle Ypg, le unità di protezione del popolo, e chi, nel deserto siriano e iracheno, è rimasto ucciso, come Lorenzo Orsetti. Il militante fiorentino morto in un’imboscata di quel che resta dell’Is non è l’unico italiano che ha scelto di combattere in prima persona contro Daesh: da quando è iniziato il conflitto sono almeno una ventina i combattenti partiti dall’Italia che si sono uniti ai curdi.

E di questi, almeno cinque, tra cui due donne, si trovano ancora in Siria: tra Afrin, la città del nord ovest della Siria dove le Ypg si oppongono alle forze armate turche, e la zona di Baghuz, per la battaglia contro l’ultima roccaforte dello Stato islamico. La lotta dei curdi, d’altronde, ha da tempo fatto breccia soprattutto nei circuiti anarchici. A tal punto che nell’ultima relazione al Parlamento gli 007 dedicano spazio alla “valenza rivoluzionaria del Rojava”, sottolineando che in certi ambienti “si è dedicata particolare attenzione alla resistenza curda a Daesh e all’esperimento di ‘autorganizzazione politico-sociale’ attuato nella regione”.

Una lotta, quella dei curdi, che viene vista come “un’estrema battaglia per l’umanità e la libertà”. E a questa lotta hanno partecipato in diversi, anche se nessuno di loro rientra nell’elenco degli oltre 130 foreign fighters italiani. Il più famoso è Karim Franceschi, l’italo marocchino trentenne di Senigallia che è stato anche a capo del battaglione internazionalista che ha combattuto per liberare Raqqa. E’ stato in Siria la prima volta nel 2015 e c’è tornato più volte; ha scritto due libri ed è rimasto ferito in battaglia. “La mia esperienza militare è finita, non tornerò a combattere – ha detto qualche tempo fa – Ora spetta alle popolazioni curde e siriane continuare a dare vita a quell’esperienza democratica”.

Chi dalla Siria non è tornato è invece Giovanni Francesco Asperti, nome di battaglia ‘Hiva Bosco’, morto lo scorso 7 dicembre: “Martirizzato – diceva il comunicato ufficiale delle Ypg – in uno sfortunato incidente” mentre era in servizio a Derik, nel nord est della Siria vicino al confine turco. Asperti era amico Claudio Locatelli, 30 enne bergamasco che è rientrato in Italia. A febbraio del 2017 arriva in Iraq con un volo diretto da Bergamo, si trasferisce in Siria e dopo un periodo di addestramento prende il nome di battaglia di ‘Ulisse’ e partecipa alla liberazione di Tabqa e di Raqqa.

In Siria erano stati anche, in momenti diversi, 5 antagonisti e anarchici torinesi, 4 nelle file del Jpg – Paolo Andolina, Davide Grasso, Fabrizio Maniero e Maria Edgarda Marcucci – e uno, Jacopo Bindi, come volontario. per loro la procura di Torino ha ottenuto la sorveglianza speciale perché, hanno sostenuto i pm, “hanno maturato esperienze belliche da renderli potenzialmente pericolosi”.

Il sardo Pierluigi Caria si è visto invece ritirare il passaporto dall’Antiterrorismo prima di ripartire. Anche lui era stato in Siria al fianco dei curdi: un’esperienza che sui social aveva condiviso postando una foto con il kalashnikov in una mano e la bandiera con i 4 mori nell’altra, mentre era sopra un carro armato.