Ammiraglio Vittorio Alessandro: “Direttiva Salvini illegittima. E’ abuso”

Nave Diciotti e nel riquadro l'ammiraglio Vittorio Alessandro.
Nave Diciotti e nel riquadro l'ammiraglio Vittorio Alessandro

ROMA. – La direttiva di Salvini per fermare le Ong è un “provvedimento anomalo, chiaramente illegittimo e viziato di abuso di potere”. Ne è convinto Vittorio Alessandro, controammiraglio della Guardia Costiera in pensione, secondo il quale il provvedimento del Viminale viola anche una delle Convenzioni internazionali in tema di salvataggi in mare, quella dell’Onu sui diritti del Mare (Unclos) approvata a Montego Bay nel 1982 e ratificata dall’Italia nel 1994.

Alessandro ha guidato tra l’altro il reparto ambientale marino della Guardia Costiera e per 3 anni ha diretto l’ufficio relazioni esterne del comando generale: dal 2010 al 2013, gli anni delle primavere arabe e delle migliaia di sbarchi a Lampedusa. L’articolo 83 del codice della Navigazione, ricorda, prevede che sia il ministero delle Infrastrutture l’unico soggetto titolato ad interdire la navigazione nelle acque territoriali. E che il Viminale agisce “di concerto” con il Mit solo in presenza di un pericolo per la sicurezza pubblica.

Con la direttiva, invece, “il Viminale si interpone fra il vertice istituzionale dell’organizzazione marittima e del soccorso e la competenza operativa delle Capitanerie di Porto”. Ma “non lo fa con una missiva al ministro, come sarebbe proprio in caso di supposto pericolo per la sicurezza dello Stato, non basato su ipotesi ma su cose, ma lo fa con un proprio provvedimento, come negli Stati autoritari”. Non solo.

La “zoppicante circolare”, sostiene ancora Alessandro, contrasta con l’articolo 17 dell’Unclos. “Le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale” dice l’articolo, ma nella direttiva è scritto invece che “nel mare territoriale non si applica il principio della libertàdi navigazione di cui agli articoli 58(2) e 87 della Unclos, per cui le navi straniere non godono del diritto di navigare nel mare territoriale di uno Stato costiero, né di accedervi senza il consenso di questo”.

E gli effetti “laceranti” della direttiva, è la constatazione del contrammiraglio, si sono già visti la notte scorsa con l’indicazione della Gdf alla Mare Ionio di spegnere i motori. “Un ordine inaudito sotto il profilo nautico: una nave usa i motori non solo per navigare ma anche per difendersi dal moto ondoso, per mantenersi in assetto. L’intimazione di andare alla deriva su un mare agitato con onde alte tre metri è il frutto dell’accecamento prodotto dalla misura di polizia di chiudere il mare territoriale alle navi che hanno persone soccorse a bordo”.

Una misura che però rischia di ritorcersi proprio contro chi l’ha voluta. “Il ministro Salvini è stato mal consigliato – conclude Alessandro – Nella maggior parte dei casi di navi trattenute fuori dal porto, fin qui le esclamazioni su twitter si erano arenate di fronte alla disperazione delle persone a bordo. E fin qui il ministro aveva potuto sperare che ogni vicenda si chiudesse con un intervento esterno: dell’Europa, del Papa, del Presidente della Repubblica. La direttiva è ora, invece, un muro invalicabile. E chi costruisce muri, prima o poi, ci si ritrova chiuso dentro”.

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