Sisma nel M5S. Di Maio fa scudo con il governo, sponda Conte

Il vice-premier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.
Il vice-premier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. (ANSA)

ROMA. – Blindare il gruppo in chiave governativa, sperando che passi la buriana e contando sulla sponda del premier Giuseppe Conte. In uno dei giorni più bui della storia del M5S, quello in cui la corruzione “entra” formalmente nell’universo pentastellato, il vicepremier Luigi Di Maio prova a farsi scudo con l’esecutivo. Non è facile, anche perché il colpo proveniente dal Campidoglio arriva nello stesso giorno in cui, al Senato, il M5S certifica il suo “no” al processo nei confronti di Matteo Salvini, rischiando di perdere ulteriore consenso tra quei militanti che, su Rousseau, avevano votato per l’autorizzazione a procedere.

La “grana” De Vito lascia per qualche ore i parlamentari sbigottiti: in tanti, nel M5S, si chiedono se e come e reagire. E’ Di Maio, a quel punto, a prendere l’iniziativa. Con un post sul blog durissimo, il leader del M5S, di fatto, prova a cancellare il nome di De Vito dal Movimento. L’obiettivo è circoscrivere nel più breve tempo possibile un caso destinato a fare storia perché mai, finora, un pentastellato del rango di De Vito era stato arrestato per corruzione.

“Dicevamo che dovevamo entrare nella storia e la storia è entrata dentro di noi…”, sorride amaro un senatore in mattinata proprio mentre fioccano i post su Facebook in cui in tanti, tra i parlamentari, plaudono alla scelta di Di Maio. Per il leader M5S la scelta è obbligata così come obbligato, alla vigilia della mozione di sfiducia nei confronti di Danilo Toninelli proprio al Senato, è il “no” a Palazzo Madama del M5S al processo a Salvini.

Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura votano in dissenso e, tra i vertici, forse temevano qualche defezione in più. Ma i probiviri, nei confronti dei dissidenti, interverranno con molta calma: il M5S, in questo momento, non può permettersi una maggioranza ancor più sul filo in Senato e nelle commissioni. Anche perché, dall’altra parte, c’è un Matteo Salvini che, osservano in Transatlantico, dopo aver superato lo scoglio sulla Diciotti avrà “le mani più libere”.

Certo, sottolineano fonti leghiste, nella volontà di tenere saldo il governo, per Salvini, il voto sulla Diciotti non cambia nulla. Ma è anche vero che, nella Lega, aumenta il gruppo di chiede con insistenza al leader di staccare la spina. In campo, poi, scende anche Conte. Il “M5S ha gli anticorpi per reagire e Di Maio esprime una vera leadership”, sono le parole con cui il premier “blinda” la maggioranza.

Facendo capo a un ragionamento che, raccontano fonti di maggioranza, suona un po’ così: esiste uno scarto tra le persone e il principio di onestà, che non può essere garanzia per tutti e per sempre ma è garanzie di regole con la cui forza si salvaguardia. E in questo, è il ragionamento del premier, Di Maio mostra coerenza.

Basterà? La preoccupazione, nel Movimento è palpabile e il timore, al di là del contraccolpo sulle Europee, è che il caso De Vito abbia un seguito, con potenziali ulteriori colpi alla Giunta. Roma, in un modo o nell’altro, torna sotto la lente dei vertici. E forse non è un caso che, nel pomeriggio, venga visto entrare in Campidoglio Max Bugani, tra gli uomini più vicini a Davide Casaleggio.

(di Michele Esposito/ANSA)

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