Trump sfida l’Ue: “Zero dazi se producete auto in Usa”

Una fabbrica di automobili a Detroit. Dazi
Una fabbrica di automobili a Detroit (Ansa)

WASHINGTON. – Mentre tutti gli occhi sono puntati sulla Cina, con la visita di Xi in Italia e il nuovo round di negoziati a Pechino con gli Stati Uniti, Donald Trump torna a sfidare l’Europa: “Producete le vostre auto in America e non ci saranno dazi”. E più che un’apertura suona come l’ennesimo avvertimento a Bruxelles e alla Germania, visto lo stallo dei negoziati per rivedere i rapporti commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.

Il fantasma che il presidente americano continua ad agitare è quello di dazi del 25% su tutte le automobili e le componenti per auto importate negli Usa. Perché – come ha più volte spiegato – non tollera di vedere sulla Fifth Avenue ed ora per le vie di Washington così tante Bmw o Mercedes mentre le americane Chevrolet non riescono a sfondare in Europa.

In base alle ultime indiscrezioni, comunque, nel rapporto commissionato a suo tempo dalla Casa Bianca al Dipartimento del commercio per il settore auto non si rileverebbe quella “minaccia per la sicurezza nazionale” che ha giustificato nei mesi scorsi l’aumento dei dazi Usa su acciaio e alluminio.

E le parole di Trump sembrano confermarlo, anche se il rapporto, già inviato sulla scrivania dello Studio Ovale non è ancora stato reso pubblico: “I rischi per la nostra sicurezza nazionale non provengono dalle auto, ma dagli squilibri sul fronte della bilancia commerciale. E senza un bilancio forte non si può avere sicurezza nazionale”, ha affermato il tycoon in una intervista a Fox News.

Poi, riferendosi ancora al Vecchio Continente, ha ribadito quello che è un mantra della dottrina dell’America First: “Se vendete auto agli americani, allora producetele qui. Se costruiscono i loro impianti negli Stati Uniti non avranno dazi”. Difficile che una richiesta del genere possa essere ascoltata a Bruxelles come a Berlino, fermo restando che alcune grandi case automobilistiche europee già producono le auto che vendono in Usa in stabilimenti americani.

La verità è che entro metà maggio – questa la scadenza fissata a suo tempo – Trump dovrà decidere cosa fare. Ma la cerchia dei suoi più stretti consiglieri è divisa sul da farsi. In tanti mettono in guardia dall’alzare davvero il tiro sull’Europa con i dazi sulle auto, perché le conseguenze potrebbero avere un effetto boomerang devastante. Innanzitutto per le ritorsioni possibili, e poi perché il primo effetto sarebbe un aumento dei prezzi. Si calcola che col 25% di dazi le automobili verrebbero a costare dai 2.000 dollari ai 7.000 dollari in più.

A frenare ci sarebbe anche il responsabile Usa per il commercio Robert Lighthizer, solitamente un ‘falco’, mentre a schierarsi per la linea dura sarebbe il consigliere al commercio della Casa Bianca Peter Navarro. Ma ci sono anche risvolti di politica interna che invitano alla prudenza, con una gran parte dei repubblicani in Congresso contrari ai dazi sulle auto europee e che, nel caso di nuovi strappi del presidente Trump, potrebbero boicottare l’approvazione di uno dei risultati più importanti raggiunti dalla Casa Bianca, il nuovo accordo commerciale con Canada e Messico (Usmca).

La trattativa Usa-Europa è pero complicata anche dal fatto che Washington vorrebbe un accordo commerciale complessivo, che comprenda anche i prodotti del settore agricolo. Ma su questo Bruxelles è irremovibile, non disposta ad ammorbidire i suoi standard di qualità e di sicurezza alimentare per far entrare più prodotti agricoli Usa.

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