Migranti: quasi quattro milioni di regolari, più permessi di soggiorno

Milano, migranti alla mensa di una ong.
Milano, migranti alla mensa di una ong.

ROMA. – Al primo gennaio 2018 i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia erano 3.714.934, con un incremento inferiore alle 800 unità rispetto al 1° gennaio 2017. I primi tre Paesi coprono circa un terzo delle presenze: Marocco (11,9%), Albania (11,6%), Cina (8,3%). L’incidenza dei minori è pari al 21,7%. E’ quanto si legge nei nuovi Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione e Anpal Servizi Spa.

I Rapporti illustrano le caratteristiche e i processi di integrazione di ciascuna delle 16 principali comunità migranti presenti in Italia (albanese, bangladese, cinese, ecuadoriana, egiziana, filippina, indiana, marocchina, moldava, nigeriana, pakistana, peruviana, senegalese, srilankese, tunisina, ucraina). I permessi rilasciati per motivi di lavoro rappresentano il 4,6% dei nuovi titoli. Cresce inoltre la quota di titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo sul totale dei regolarmente soggiornanti (61,7%).

Secondo i dati, sono 754mila, negli ultimi 6 anni, i cittadini di origine non comunitaria diventati italiani (135.814 nel 2017). Il 9,7% della forza lavoro è di cittadinanza non comunitaria. Il tasso di disoccupazione femminile risulta elevato in comunità come la tunisina (51,2%), la bangladese (46,6%), l’egiziana (44,5%). Il 70% degli occupati stranieri di età compresa tra i 15 e i 64 anni risulta iscritto a una delle prime quattro confederazioni sindacali italiane; si tratta di un milione e centomila persone, un decimo del totale degli iscritti.

Dal rapporto risulta che il 79% delle imprese a conduzione straniera è guidato da cittadini non comunitari. Crescono in particolare le imprese individuali (+2,1%), soprattutto nelle comunità di origine asiatica (pakistana: +10,6%; srilankese: +6,9%; indiana: +6,4%) ed europea (moldava: +6,3%; ucraina: +5,5%). Nel 2017, l’80% delle rimesse (4 miliardi di euro) è diretto verso Paesi non comunitari.

I primi due Paesi di destinazione sono il Bangladesh e le Filippine. L’indice di utilizzo delle banche indica una quota di “esclusi” dal settore finanziario in costante diminuzione: dal 40% del 2010 all’attuale 28%.

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