Il ct Rossi si gode l’Ungheria: “Orban? Difende il Paese”

Marco Rossi, il ct dell'Ungheria dà ordini da bordo campo.
Marco Rossi, il ct dell'Ungheria dà ordini da bordo campo.

ROMA. – La grande Ungheria di Kocsis, Hidegkuti e Puskas, capace nel 1953 di andare a dettare legge a Wembley contro i maestri inglesi (6-3) e l’anno dopo di sfiorare il titolo mondiale in Svizzera (da 2-0 a 2-3 contro la Germania Ovest in finale), è un suggestivo ricordo. Quella che ha surclassato i vicecampioni del mondo della Croazia fa parte dell’attualità e, soprattutto, è griffata made in Italy, perché sulla panchina siede il piemontese Marco Rossi, una specie di giramondo con esperienze perfino in Messico.

Rossi prima ha giocato di rimessa, nello storico successo sulla Croazia, adesso ha scelto invece la difesa del primo ministro magiaro Viktor Orban, la cui propaganda anti-immigrati è nota. “Orban? La tendenza del Governo ungherese è di proteggere la propria autonomia nazionale, cercando di verificare chi può venire a lavorare qui. Bussi alla mia porta ma, prima di aprire, voglio vedere chi sei, il messaggio. Questo atteggiamento non è molto diverso da quello dell’Italia. Io vivo a Budapest, lavoro e sto bene qui con la mia famiglia”, le parole di Marco Rossi.

Il ct vive a Budapest con moglie e due figli: malgrado “le difficoltà di una lingua difficilissima” ha già capito i meccanismi di un Paese che vuole tornare a dettare legge nel calcio. L’impresa della ‘sua’ Nazionale fa onore alla tradizione del calcio danubiano ed è fra le più prestigiose degli ultimi anni. “Sicuramente è stata una bella soddisfazione – le parole di Rossi -. Si sono pianificate quelle situazioni che accadono una volta ogni tanto: la squadra meno forte ha sbagliato poco e ha ottenuto il massimo. Magari la Croazia è stata un po’ sottotono, ma questo non ci toglie meriti. Sto cercando di creare un gruppo coeso, un mix fra giovani e giocatori più esperti. Alcuni li ho visti quasi crescere, li conosco da quando allenavo la Honved”.

Rossi conosce bene il calcio ungherese e si dice “orgoglioso” di avere raggiunto “la panchina della Nazionale”. “Essere arrivati qui è un punto d’arrivo, non di partenza – dice il tecnico italiano -: vivo questa esperienza come un premio, il coronamento di un sogno”.

“Gli allenatori italiani sono più preparati sotto il profilo tattico. I nostri sono tecnici di sostanza – ammette -. All’estero facciamo scuola. Sono a mio agio, vivo bene in Ungheria”.

Rossi, assieme a Fabio Cannavaro, è un ct italiano alla guida di una Nazionale straniera: Christian Panucci un paio di giorni fa è stato esonerato dall’Albania – potrebbe fare posto a Edy Reja – Marcello Lippi a gennaio ha divorziato dalla Cina, Alberto Zaccheroni ha lasciato la Nazionale degli Emirati Arabi.

L’uomo del giorno è Nico Schulz, difensore della Germania di padre ischitano (che di cognome fa D’Abundo), ma di madre tedesca, che ha risolto in extremis il ‘derby contro l’Olanda. “Un giorno sogno di giocare nell’Inter”, ha confessato candidamente. Viste le sue prestazioni dal sogno all’ambizione il passo è veramente breve.

(di Adolfo Fantaccini/ANSA)

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