La Nato celebra i 70 anni, la minaccia è ancora Mosca

La bandiera della Nato.
La bandiera della Nato. EPA/Toms Kalnins

WASHINGTON. – La Nato celebra i suoi 70 anni a Washington, dove fu firmato il trattato dai 12 membri fondatori, e dopo un ventennio di guerre controverse nei Balcani e in Afghanistan rimette nel mirino il vecchio nemico di sempre: la Russia. Il focus ha la benedizione di Jens Stoltenberg, che alla vigilia è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump e che parlerà al Congresso, prima volta per un segretario generale della Nato, con un invito bipartisan per rinsaldare un legame più volte messo in dubbio dal tycoon.

Trump, appena ‘scagionato’ nel Russiagate, ha auspicato che Mosca non diventi una minaccia per la sicurezza: “Penso che gli Usa possano andare d’accordo con la Russia”, ha detto, prima di lodare l’aumento delle spese di molti alleati per la difesa dopo le sue sferzate, con l’eccezione della Germania, e di auspicare in futuro un superamento del 2% del pil.

Una delle due sessioni al centro del vertice dei 29 ministri degli Esteri dei paesi dell’Alleanza (Enzo Moavero Milanesi incontrerà tra gli altri il consigliere per la Sicurezza John Bolton, il consigliere Jared Kushner e il Segretario di Stato Mike Pompeo) riguarda “tutte le minacce di Mosca”, come ha anticipato un alto dirigente del dipartimento di Stato Usa: dall’Ucraina alla Georgia sino al Venezuela, dove Vladimir Putin ha irritato Trump sbarcando militari e contractor come fece in Siria, passando infine per le violazioni al trattato sui missili a medio raggio (Inf).

Al summit verrà discusso il ‘Black sea package’, un pacchetto di misure per rafforzare la presenza militare Nato nella regione del Mar Nero, dove lo scorso autunno Mosca ha sequestrato tre navi ucraine nello stretto di Kerch. L’altra sessione sarà riservata alla lotta all’Isis e all’Afghanistan. Anche se non è all’ordine del giorno, si discuterà pure della Cina, che affianca la Russia tra le priorità geopolitiche americane.

“Bisogna mantenere un adeguato livello di sicurezza tra Europa e Usa, a livello di scambio di informazioni ed infrastrutture”, ha insistito Foggy Bottom, che continua il suo pressing contro il 5G e la nuova Via della Seta. Ma il vertice, al quale partecipa per la prima volta anche la Macedonia del Nord come osservatore, parte con più di una spina interna al fianco. La prima è la crescente tensione l’alleato turco per la sua decisione di acquistare i sistemi di difesa anti missilistici russi S-400.

“La sua adesione alla Nato e la sua relazione con gli Usa non sono messe in discussione da una singola questione ma l’acquisto degli S-400 è una questione profondamente problematica e suscita gravi preoccupazioni”, ha affermato il dirigente del dipartimento di Stato, dopo che gli Usa hanno deciso di bloccare la consegna degli F35 ad Ankara. Ci sono però altre spine.

Sono quelle che Trump ha conficcato nel fianco dell’Alleanza con una politica sempre più isolazionista, in nome dell’America first: le minacce in privato di ritirarsi dalla Nato, le tirate pubbliche contro gli alleati ‘scrocconi’ che pagano troppo poco o sono ostaggio dell’energia russa (la Germania), il ritiro dall’Inf dopo quello dall’accordo sul nucleare iraniano, hanno minato la solidità dell’Alleanza e scavato un solco di diffidenza tra Usa ed alleati europei.

Anche l’assenza di Pompeo alla imminente ministeriale del G7 in Francia sembra emblematica delle tensioni tra le due sponde dell’Atlantico. Per questo alla fine si è deciso di celebrare il compleanno in tono minore, solo con i ministri degli Esteri, riservando ai capi di stato e di governo il summit di fine anno nella più “ospitale” Londra.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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