Algeria, ancora manifestazioni: “Per un cambiamento totale”

Un milione di algerini in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika
Un milione di algerini in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika. EPA/MOHAMED MESSARA

ROMA. – Le dimissioni di Abdelaziz Bouteflika non bastano. Per sei settimane, ogni venerdì, una folla oceanica è scesa in piazza in tutta l’Algeria per chiedere le dimissioni del presidente-padrone, rimasto al potere oltre un ventennio. Tre giorni fa Buoteflika si è dimesso, ma le manifestazioni continuano. Centinaia di migliaia di persone hanno marciato ad Algeri, a Orano, a Constantine, e in altri centri di tutto il Paese, affermando che è l’intero regime, tutto l’apparato che deve essere “spazzato via”.

Si tratta di una sorta di casta formata da quadri del partito al potere, ufficiali dell’esercito, veterani della guerra di indipendenza dalla Francia, ovvero della metà del secolo scorso. Nel mirino, in particolare ora ci sono il primo ministro, Noureddine Bedoui, il presidente del Consiglio costituzionale, Tayeb Belaiz, e il presidente del Parlamento, Abdelkader Bensalah, insieme noti come “il tris di B”, dall’iniziale del loro cognome.

Frattanto, un’altra testa “eccellente” è caduta. E’ quella del generale Athmane Tartag, capo “Dipartimento di sorveglianza e sicurezza”, i servizi segreti. Ha presentato le dimissioni a Bouteflika, “che le ha accettate”. Il decreto è stato firmato da dallo stesso Bouteflika, precisa il sito Algerie360, ricordando che l’ex capo di Stato è ancora abilitato a firmare decreti presidenziali, in quanto il parlamento non si è ancora riunito per nominare il nuovo presidente ad interim che porti nell’arco di tre mesi il Paese alle elezioni.

E secondo le previsioni, la nomina dovrebbe andare proprio al presidente del Parlamento, Abdelkader Bensalah, uno stretto alleato di Bouteflika. Ed è questo il problema. Che il presidente, nonostante tutto, sia ancora lì, nelle stanze del potere. Non per niente le manifestazioni ora hanno lo scopo di ottenere “un completo superamento della struttura politica del Paese”. Perché, secondo i manifestanti, occorre “impedire che gli ex-fedeli del presidente decaduto gestiscano la transizione”, come scrive Le Monde, riportando slogan uditi nel corteo mossosi a inizio pomeriggio ad Algeri.

Le dimissioni di Bouteflika, che negli ultimi sei anni è stato costretto su una sedia a rotelle, con difficoltà anche a parlare, “sono una piccola vittoria. Ora se ne devono andare anche gli altri”, ha affermato un manifestante, Salim Mehdi, di una quarantina d’anni, citato dalla Ap. Tuttavia, non è chiaro o tantomeno al momento prevedibile quali potrebbero essere gli sviluppi politici qualora davvero Bedoui, Belaiz e Bensalah decidessero di dimettersi, poiché il movimento di piazza non ha un leader, né ha indicato alcuna figura o personalità che possa ricevere l’incarico di gestire la transizione del Paese.

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