Mattarella in Giordania: “Inaccettabili cambi unilaterali dei confini”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con sua Maestà Re Abdullah II durante gli onori militari, in occasione della visita Ufficiale nel Regno Hascemita di Giordania. Archivio
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con sua Maestà Re Abdullah II durante gli onori militari, in occasione della visita Ufficiale nel Regno Hascemita di Giordania. Foto d'archivio. (Foto Francesco Ammendola - Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

AMMAN. – “Ricucire” sempre ciò che in quest’area troppo spesso viene strappato; perseguire infaticabilmente il “dialogo” interreligioso; seguire il “saggio” esempio di moderazione della Giordania. E soprattutto non dimenticare la “specificità” di Gerusalemme, che è “una città universale, che riguarda le tre grandi religioni monoteiste”.

Su queste linee guida Sergio Mattarella e re Abdullah II di Giordania si sono ritrovati in un’analisi preoccupata degli scenari mediorientali proprio nel giorno che ha confermato Benyamin Netanyahu primo ministro d’Israele. Elezioni che sono state osservate con grande attenzione dal regno hashemita, che condivide un lungo confine con lo Stato ebraico.

Dai colloqui svoltisi al palazzo reale di Amman trapela una certa preoccupazione da parte giordana con una lettura del voto abbastanza chiara: Netanyahu sarà in grado di realizzare un esecutivo ancora più spostato a destra di quello precedente. Ecco perché anche le parole di Mattarella vengono lette qui in Giordania come rivolte al premier israeliano che in piena campagna elettorale aveva minacciato di annettere la Cisgiordania in caso di vittoria.

“L’Italia, come tutta l’Unione europea, sostiene la risoluzione ‘due popoli due Stati’, e in base a questa risoluzione non saranno accettate mutazioni dei confini o territoriali unilaterali”, che non siano quindi concordate tra le parti, ha garantito il capo dello Stato a re Abdullah. Una presa di posizione del tutto lineare e coerente con quella delle Nazioni Unite ma che, viste le tensioni crescenti nell’area e la conferma di Netanyahu, da queste parti del mondo non è sembrata affatto scontata.

L’Italia punta molto sulla Giordania e l’intensa visita ufficiale di Sergio Mattarella lo sta dimostrando, appuntamento dopo appuntamento. Roma considera infatti l’influente regno hashemita “un architrave di saggezza” e la vera speranza di una pace ampia passa senza dubbio anche da Amman. Dopo aver integrato eccellentemente le prime ondate di profughi palestinesi (da non dimenticare che la regina Rania è di origini palestinesi) e irachene, la Giordania sta affrontando con grande determinazione gli effetti devastanti della guerra siriana, accogliendo nel suo piccolo territorio oltre un milione di profughi siriani.

Un lavoro definito “straordinario” dal presidente Mattarella che ha visitato il campo profughi di Zaatari rimanendo impressionato dalla grandezza del centro e dall’organizzazione che vi regna. Per questo il capo dello Stato ha definito la Giordania “un hub della ricostruzione” dell’intera area. Partendo da quella più avanzata dell’Iraq (Paese per il quale il presidente si auspica che venga garantita l’integrità territoriale), fino a quella decisamente più complessa e lunga della Siria. Una ricostruzione solidale ma necessaria e urgente per la stessa Europa. E che necessariamente va a impattare sulle tensioni israelo-palestinesi.

Con brutale realismo bisogna ricordare che la Giordania ospita oggi più di tre milioni di profughi e molti potrebbero essere tentati di cercare nuove strade – come quelle verso l’Europa – se il processo di ricostruzione tardasse. Non a caso il ministro degli Esteri Enzo Moavero, che accompagna il presidente nella visita, ha riconosciuto che “la questione della pace in Medio Oriente è una questione di sicurezza nazionale” per l’Italia.

Gli ha fatto eco Mattarella ricordando che la “collaborazione bilaterale è intensa ma bisogna rafforzarla ulteriormente in tutti i campi, dalla sicurezza all’economia, alla cultura”. Ecco quindi che dall’Italia giungono nuovi finanziamenti: 85 milioni di euro dalla Cooperazione italiana per aiutare l’istruzione in Giordania. Pronto poi un ulteriore contributo di due milioni di euro per il campo di Zaatari che andranno a un progetto per la salute mentale dell’Oms e un laboratorio di sartoria per donne in difficoltà, gestito dall’associazione Un Women. Un milione, infine, per dei restauri di Petra che Mattarella visiterà domani al termine della sua visita in Giordania.

(dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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