Golpe dei militari in Sudan, Bashir deposto e arrestato

Militari su un carro armato e civili per strada festeggiano la caduta del dittatore al-Bashir.
Militari su un carro armato e civili per strada festeggiano la caduta del dittatore al-Bashir.

IL CAIRO. – Dopo 30 anni di potere, é caduto Omar al-Bashir, il presidente del Sudan e uno della mezza dozzina di autocrati finora più longevi al mondo. Nella nuova primavera araba che dopo l’algerino Abdelaziz Bouteflika ora ha travolto un altro leader risparmiato dall’onda del 2011, Bashir é stato deposto da un golpe militare, la stessa arma che aveva usato per imporsi nel 1989. E con manifestanti in strada da ormai quattro mesi, in poche ore si sono delineati i segni premonitori di uno scontro potenzialmente sanguinoso fra i militari e opposizione letteralmente “sulle barricate”.

La storica svolta del Sudan é stata generata dalla protesta iniziata a dicembre contro la crisi economica e sfociata in un movimento che Bashir ha cercato di reprimere, anche nel sangue, che chiedeva la caduta del suo brutale regime. Un regime il cui leader, fra l’altro, é inseguito anche dall’accusa di genocidio e crimini di guerra per il lungo conflitto civile in Darfur.

Lo schema é stato quello classico di tutti i golpe: palazzo presidenziale circondato nella notte, arresto di ministri e alti funzionari, presa della tv, messaggio a reti unificate letto da un generale in camicia mimetica, baschetto e mostrine con stellette e spade incrociate. Il generale, il ministro della Difesa e fresco vicepresidente Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, ha annunciato le deposizione di Bashir e il suo arresto in un imprecisato “luogo sicuro”.

Ma soprattutto un “periodo di transizione” di due anni in cui la costituzione resterà sospesa e il potere sarà gestito da un “consiglio militare” composto da forze armate, servizi segreti e apparati di sicurezza con la prospettiva di “libere elezioni” solo nel 2021.

Ibn Auf, inseguito da sanzioni Usa per aver ordinato atrocità perpetrate in Darfur, ha annunciato inoltre l’imposizione dello stato di emergenza per altri tre mesi, un mese di coprifuoco notturno e frontiere (incluso lo spazio aereo) chiuse fino a nuovo ordine. Unico annuncio ‘liberale’, fatto peraltro dall’agenzia ufficiale Suna, é stata la prevista scarcerazione di tutti i detenuti politici.

Sulle prime la capitale Khartum ha festeggiato la caduta di Bashir con decine di migliaia di persone in corteo che ballavano e cantavano, ma poi i leader della protesta – con in prima fila l’Associazione del professionisti sudanesi (Spa) – hanno avvertito che la festa non poteva durare: é un golpe che “riproduce” il regime al potere finora mentre il paese merita un “governo civile”.

Attraverso Twitter e Facebook, la Spa ha esortato a una protesta “pacifica” ma ha anche impostato uno scontro con i militari chiedendo ai manifestanti di proseguire il sit-in che é corso da quasi una settimana con decine di migliaia di persone radunate davanti al quartier generale delle Forze armate e che aveva già causato 22 morti nelle resistenze ai tentativi di sgombero.

I militari hanno messo in guardia da qualsiasi violazione del coprifuoco notturno: un monito che lascia temere violenze già nelle prossime ore. Non a caso la Spa ha lanciato “appelli urgenti” a portare “materiali da costruzione per fortificare barricate”. La situazione preoccupa l’Occidente e l’Africa: Usa, alcuni Paesi europei e l’Unione africana hanno invocato una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il cui segretario generale Antonio Guterres ha appoggiate le “democratiche aspirazioni” del popolo sudanese.

(di Rodolfo Calò/ANSA)