In Sudan i militari cambiano volto e aprono alla protesta

In Sudan la protesta continua anche di notte..
In Sudan la protesta continua anche di notte.. EPA/STRINGER

IL CAIRO. – Quasi un golpe nel golpe, o comunque un repentino cambio al vertice di una giunta militare che sembra essersi piegata alla protesta di piazza o almeno voler evitare il bagno di sangue avviando negoziati: nel Sudan per 30 anni immobile sotto il piede di Omar al-Bashir, deposto dai militari giovedì, la situazione é in pieno movimento.

La giunta, o “Consiglio militare transitorio” (Tmc), che aveva preso il potere solo due giorni fa arrestando l’autocrate, ha annunciato di aver cambiato il proprio capo, il ministro della Difesa e vicepresidente Awad Ibn Auf, e anche l’unico altro componente di cui era stato indicato il nome, il capo di Stato maggiore Kamal Abdelmarouf al-Mahi.

Entrambi legati agli islamisti, entrambi considerati dalla protesta in corso da quattro mesi come troppo compromessi col regime di Bashir. In particolare Ibn Auf é pure sotto sanzioni Usa con l’accusa di aver armato e guidato, quando era capo dei servizi segreti, la famigerata milizia dei Janjaweed, i “diavoli a cavallo” distintisi per efferatezze nella guerra civile in Darfur degli anni Duemila. A dimettersi é stato anche l’attuale capo dell’intelligence, Salah Gosh, dalle fortune alterne ma da ultimo di nuovo all’interno della cerchia più ristretta di Bashir.

A guidare la giunta é arrivato Abdel-Fattah Burhan, un generale solo “ispettore” delle Forze armate e per questo senza palesi pendenze per i 300 mila morti del Darfur. Ma soprattutto non é considerato un “islamista” ed è subito apparso aperto al dialogo: era fra i militari che giovedì avevano incontrato i manifestanti per cercare, invano, di indurli ad abbandonare l’oceanico sit-in che da una settimana assedia il quartier generale delle forze armate.

Una massa di persone che evoca solo un’alternativa: o lasciarla stare o provocare una strage ben maggiore dei 16 morti contati tra giovedì e venerdì, secondo la polizia peraltro solo a causa di proiettili vaganti. E Burhan l’ha lasciato stare, il sit-in, revocando il coprifuoco notturno imposto dai golpisti ma ignorato dal raduno.

In un proclama letto in tv, il generale ha confermato che la transizione militare durerà due anni anche se il governo civile chiesto dai manifestanti potrebbe insediarsi prima. E ha promesso uno “sradicamento” del regime anche attraverso la sostituzione con militari di tutti i governatori provinciali.

rospettati inoltre sia processi a chi ha sparato sui contestatori, sia scarcerazioni di chi é finito dentro a causa dello stato d’emergenza imposto da Bashir e prolungato per tre mesi dai militari. Ma soprattutto l’Associazione dei professionisti sudanese, la principale organizzatrice delle proteste partite con rivendicazioni economiche e finite per abbattere un regime, ha potuto annunciare di essersi già seduta nelle ultime ore “al tavolo dei negoziati con l’obbiettivo di passare a un potere civile transitorio” assieme ad altri partiti e movimenti attraverso dieci delegati.

(di Rodolfo Calò/ANSA)