Minacce di morte alla deputata musulmana attaccata da Trump

Un primo piano della deputata Ilhan Omar, aumento delle minacce di morte dopo il video di Trump
Ilhan Omar, aumento delle minacce di morte dopo il video di Trump

WASHINGTON. – “Questo vuol dire mettere in pericolo la vita della gente. Tutto questo deve essere fermato”. E’ lo sfogo contro Donald Trump della deputata Ilhan Omar, prima donna musulmana eletta al Congresso americano insieme a Rashida Tlaib, la prima di origini somale, la seconda palestinesi. Omar ha denunciato di aver ricevuto minacce di morte dopo che il presidente americano ha postato su Twitter un video in cui associa la giovane parlamentare di religione islamica agli attentati dell’11 settembre 2001, alternando le immagini di lei con quelle delle Torri gemelle in fiamme.

L’allarme è tale che polizia ed Fbi, sollecitate dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, hanno rafforzato le misure di sicurezza attorno ad Omar. Si temono attacchi da parte di qualche attivista dell’estrema destra e dei gruppi islamofobi che già da tempo l’hanno giurata alla deputata musulmana. Oppure semplicemente un gesto inconsulto di qualche squilibrato innescato dalla retorica spesso incendiaria del tycoon.

Quest’ultimo però, incurante delle polemiche seguite al suo video, è tornato nelle ultime ore ad attaccare Omar, e lo ha fatto ancora con un tweet in cui definisce la donna “antisemita”, “fuori controllo” e animata da uno spirito di “odio irriconoscente verso gli Usa”. L’affondo proprio mentre il presidente si stava recando per un evento elettorale in Minnesota, lo stato che ha regalato ad Omar la storica elezione alla Camera.

Immediata la nuova ondata di reazioni indignate dei democratici che accusano la Casa Bianca di razzismo e di incitazione alla violenza. Ma crescono i malumori anche sul fronte repubblicano, dove in molti non tollerano l’uso strumentale fatto dal presidente degli attentati dell’11 settembre 2001. E del resto non è una novità, visto che spesso nel passato la pagina più tragica della storia americana è stata utilizzata dal tycoon come arma politica.

Stavolta ha sfruttato alcune parole pronunciate da Omar in difesa dei cittadini Usa di origine musulmana, trattati – sostiene – come cittadini di seconda classe perché “qualcuno ha fatto qualcosa”. Un modo di sintetizzare l’11 settembre che non è andato giù al mondo conservatore e della destra. Ma appare chiaro come ormai il caso Omar sia solo la spia di una strategia che Trump avrebbe in testa da tempo: dopo aver imboccato la strada della tolleranza zero contro gli immigrati che arrivano dal confine col Messico, in vista della sfida per la rielezione del 2020 il presidente ha deciso di rimettere la retorica anti-Islam al centro della sua campagna elettorale.

Una nuova offensiva in questa direzione tesa a mettere in difficoltà i democratici e i loro candidati presidenziali, dipingendoli sempre più in ostaggio di una linea radicale ed estremista. Tanto che Nancy Pelosi nelle ultime ore è stata già costretta a ribadire con fermezza come “il socialismo non è la posizione del partito”. Un chiaro avvertimento anche alle leader della nuova generazione dem in Congresso come Omar, Tlaib e come Alexandra Ocasio-Cortez. E un chiaro segnale inviato a candidati come Bernie Sanders ed Elizabeth Warren.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)